lunedì 24 settembre 2007

GUERRILLA WEEKEND

Un weekend da guerriero, un fine settimana davvero impressionante per quanto riguarda sveglie, pranzi al volo, cene arrangiate, appuntamenti saltati per buon cuore di gente che si fa i cazzi suoi fino all'ultimo secondo, nonostante gli espliciti inviti, e che ti dice all'ultimo decimo di secondo che "oh non posso venire perché ho già preso appuntamento per un'altra cosa" (e dirmelo prima vaccamadonna? ora con tutta quella roba da mangiare ci vado avanti un mese... )
Passeggiare in centro a Milano con tutta quella gnocca e tutte quelle facce da stronzi non è proprio possibile, poi.

In ogni caso, Feltrinelli ha sempre delle grand'occasioni, ammesso che uno abbia l'occhio sveglio e la mano veloce per non farsi fottere sotto il naso.

Una band mai sentita prima, O'Death.
Non so cosa m'ha preso, forse sono state le descrizioni/recensioni tagliate e copiate da mille riviste e appiccicate sulla copertura di plastica ad avermi incuriosito: folk, punk, roots, dark country... All'inizio pensavo "ma questi chi vogliono coglionare?" e poi come cazzo si fa a mescolare roba così diametralmente diversa?
Cioè io cercavo di crearmi un'immagine sonora in testa che c'azzeccasse qualcosa ma, non riuscivo proprio a figurarmi una musica così appezzi! Effettivamente è folk a modo suo, con strumenti acustici ed etnici e le melodie strambe tipo filastrocche à la Tom Waits; è punk alla sua maniera con le accelerazioni improvvise di chitarre scarnificate e voce roca e grezza, un po' come può capitare di sentire in un disco di Tom Waits come Mule Variations, per esempio (e si torna ancora su Waits perché talvolta è molto più vicino al punk di quanto non lo sia al folk); è country come gli pare nel senso che autori leggendari come Johnny Cash, Pete Seeger, Crosby e Nash, emergono prepotenti nelle liriche ma soprattutto in alcune sfumature, che sottolineano i cambi di sonorità. Ma la cosa che mi fa arrazzare di più è che il disco l'ho comprato praticamente a scatola chiusa, senza avere idea dichiccazzofossero questi O'Death...

Comunque in tutto il disco c'è molto più Tom Waits di quanto non si possa immaginare, praticamente sembra Tom che canta con la voce -sana- di un ventenne un po' acido verso il mondo su chitarre ruvide, grezze, ritmiche e percussioni in bilico tra musica popolare americana e punk senza fronzoli. E la cosa non mi disturba affatto.

Quando saremo vecchi ci ricorderemo di un grande autore del passato -Tom Waits- e di una band di "ragazzini" che hanno saputo ricalcare le sue orme a modo loro, azzeccandoci in pieno.


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