martedì 31 ottobre 2006

Diocane

Semplicemente geniale

Anubi

martedì 24 ottobre 2006

IN THE BEGINNING...

Urlare al miracolo o all'invenzione pura, parlando di un nuovo genere musicale o di una svolta stilistica di questa o quella band, è rischioso.

Soprattutto quando si sa benissimo che il blues è il papà del jazz e il nonno del rock e dell'heavy metal (il fratellino ribelle).

Questa affermazione può sembrare azzardata, ma se si conoscesse un po' di teoria musicale (non serve essere un direttore d'orchestra, nè un musicista di professione) non lo sarebbe nemmeno tanto, dato che qui viene spiegato il perché.

A dispetto di ciò, tutte le orchestre, le band e i musicisti che sono venuti dopo gli schiavi neri dei campi di cotone che dall'inzio del XIX alla metà del XX secolo hanno lavorato per gli stati confederati, anche se non si sono inventati un cazzo di nuovo, in realtà lo hanno fatto.

Perché è solo rimescolando le carte con sapiente coscienza di ciò che si sta facendo si ha un risultato che possa diventare l'invenzione di un nuovo genere musicale.

In fondo, Miles Davis non ha inventato da zero proprio niente (sempre secondo la teoria), ha però "cambiato la musica quattro o cinque volte. Lei cosa ha fatto di così importante, oltre ad essere bianca?" [Rispondendo ad una ragazza della società borghese di Washington, seduta accanto a lui, che gli chiedeva cosa avesse fatto per essere invitato durante un ricevimento in onore di Ray Charles alla Casa Bianca del presidente Ronald Reagan, nel 1987.]

Anche il blues, sì.

Anche Charles Mingus ne ha da dire... "Good jazz is when the leader jumps on the piano, waves his arms, and yells. Fine jazz is when a tenorman lifts his foot in the air. Great jazz is when he heaves a piercing note for 32 bars and collapses on his hands and knees. A pure genius of jazz is manifested when he and the rest of the orchestra run around the room while the rhythm section grimaces and dances around their instruments."

Al di là della citazione non calzante a pennello con il blues e il concetto di questo articolo, le sue mescolanze con sonorità blues, come in Good Bye Pork Pie Hat (decisamente nascoste, ok), sono ormai parte della storia.

Due puri geni del jazz che non si sono elevati a dèi onnipotenti della musica, sparando queste due affermazioni; semplicemente dicono che per generare nuovi stili musicali bisogna sapere cosa si fa, e cosa si è fatto.
Ascoltando Miles, sembra di ascoltare un genere diverso in ogni suo disco, ma sempre di jazz si tratta.
E ascoltando Mingus, lo stesso. Anche quando re-inventano il blues (stile in cui, prima o poi, un jazzista si lancia sapendo che è la "sua" musica in quanto nero: viene dai campi di cotone, dallo spiritual e dall'amarezza della vita).

Anche Charlie Parker, grande sassofonista, reinventò il blues con il disco Funky Blues.

Allo stesso modo John Coltrane su Plays The Blues echeggiò soli di chitarra blues su tempi jazz e armonie dissonanti, le tipiche blue notes, così familiari nella musica nera.

La prima sezione di Duke Ellington's Sound Of Love, è puro blues. Concepito come tale, ma suonato come jazz.

Lo so che non scopro l'America, e nemmeno l'Acqua Calda. Però sono stufo di sentir gridare al miracolo per ogni stronzata che fuoriesce da una cassa acustica, quando in giro ci sono stati dei geni musicali di portata storica che hanno realmente inventato qualcosa di nuovo partendo da uno stile musicale vecchio di 150 anni.

Però ora basta... mettiamo su del metal! (possibilmente black)

ALICE NEL PAESE DI SATANA

La band della settimana è:

ANNIHILATOR

La band nasce a Vancouver, Canada, nella prima metà degli anni '80. Nei primi mesi era composta solo da Jeff Waters, eccezionale chitarrista, e Paul Malek (batteria) che pensavano probabilmente ancora al nome della band e a come fare qualcosa di veramente originale in un mondo (il thrash metal) che era già parecchio evoluto dal punto di vista delle musiche, delle liriche e della tecnica strumentale acquisita (tra il 1986 e il 1988, Master Of Puppets dei Metallica era considerato inarrivabile per qualità e capacità compositive della band -forse anche perché all'epoca erano tra i favoriti dell'ambiente).

Ma Jeff Waters recluta dei signori musicisti, piuttosto sconosciuti nell'ambiente e dotati di grande feeling e tecnica musicale.

Nel 1988/89 esce Alice In Hell.



Il mondo del thrash un pochino cambia, non se ne accorgono tutti, nè subito; ma cambia!Il disco ha per intro uno splendido solo acustico (Crystal Ann) ad opera di Jeff Waters, classicheggiante, per niente metal. Qui la prima vera svolta: finora gli album thrash avevano degli intro molto potenti, "metal-evocativi" insomma. Il vero metal arriva con Alison Hell: dotato di forte impatto ritmico, bella melodia, chitarre progressive e incalzanti, voce accattivante, alta e potente, batteria che concede piccoli strappi alla regola, nei quali si nota una buona precisione e grande energia, cmq non eccezionale, forse l'unico punto debole della band (ai tempi Charlie Benante -Anthrax-, Dave Lombardo -Slayer- e Mick Harris -Napalm Death- erano tra i capi supremi del drumming, sicuramente me ne dimentico molti, ma i tre appena citati erano davvero impressionanti). Di notevole originalità lo stacchetto sali-scendi classico con voce in falsetto il quale precede un solo veloce, strappabudella, musicale e che ricorda in pieno un altro mostro di bravura di quegli anni magici: Alex Skolnick (Testament). Tutto il disco è sulla falsariga dell'apripista, anche se ci sono interessanti deviazioni stilistiche, sottolineando la cifra stilistica di alto livello della band.Di cosa parlano le canzoni? Di follia e terrore in stanze buie popolate da presenze maligne, di sogni spaventosi, di menti inquietanti.

venerdì 20 ottobre 2006

GONFIA L'INSULTO

Girare in auto a Milano ti fa girare le scatole ogni 5 minuti? Viaggiare in autostrada ti fa sentire come se venissi preso di mira dai prepotenti?
Ti senti frustrato?
Irritato?

Usa "FLICKING THE BIRD"!

Lo applichi sul lunotto posteriore, lasci che qualcuno faccia la sua bella cazzata in auto e tu non devi fare altro che gonfiare la pompetta vicino al posto di guida.

Può funzionare anche in ufficio, è silenzioso e discreto.
Applicalo di fianco al PC, e vedrai la tua vita cambiare da così a così.

giovedì 19 ottobre 2006

W L'IGNORANZA

L'hardcore/thrash mi è sempre piaciuto. D.R.I. (Dirty Rotten Imbeciles), S.O.D. (Sturmtroopers Of Death), MOD, Anthrax... tutte band che da giovincello... mi hanno fatto uscire dagli occhi il cervello!

Ecco, Municipal Waste sono una di quelle band che se guardi la copertina e leggi i testi non ascolteresti mai e poi mai. Però se velocità, suoni grezzi, batteria mozzafiato, tonnellate di chitarre, giri melodici e soli fulminei sono il pane quotidiano di un ignorante come si deve, allora meglio lasciar stare testi e copertina, dedicandosi esclusivamente al bordello che questi riescono ad alzare. Che è impressionante. E divertente.


Unleash The Bastards
Millions lay dead, Resistance is futile Armies are crushed, Bodies thrown in piles Rich white mens dream, Once gained through the machines Brought pain to this world, Through bloodlust and greed The new hounds of war, Mechanical bastards Ripping through flesh, Destroying their masters Programmed to kill, Destroying at will The brilliant turned fools, Now punished by their tools The time has come For all your leaders to die Electrified hate Your blood and their circuits will fry Bring on the war, Unleash the Bastards Prisoners no more, Destroying their masters Fleets take the night, Destroying mankind Those that revolt, Will spill blood from their throats Wise up and see your fate Witness the mechanical advance Rise up but its too late You should have stood up when you had the chance But now the worlds a living hell, The stench of death is all you smell The ground is scorched, The air is black The sound of your neck being snapped What was an earth worth fighting for? Now destroyed by the corporate whore An overload of greed and wealth, Whos gonna save them from themselves? The time has come For all your leaders to die Electrified hate, Your blood and their circuits will fry Unleash the bastards now!

Quanto dura? Meno di 2 minuti, perfetta!

S.T.A. (aka Schifo Totale Apocalittico)

La sensazione di cui nel titolo è dovuta a questo

I pezzenti dei nostri politici, accattoni drogati, quando si tratta di infamare industriali e manager del calcio se ne stanno zitti e buoni e guardano con piacere la disfatta del "management world" italiano, seppur corrotto.

Quando invece qualcuno come le Iene, da sempre paladini della giustizia dei poveri -di quelli che se non ci fossero loro non saprebbero nemmeno cosa c'è "là fuori"- si premura di far sapere agli onesti lavoratori cittadini italiani che il nostro mondo politico è popolato per 1/3 (dico: UNO SU TRE!!) da tossicomani sniffatori, allora il Garante per la Privacy si fa in 4 per garantire la giusta punizione ai diffamatori calunniatori irrispettosi dell'altrui libertà e privata vita.

Mi fate ridere. Mi fate schifo. Mi fate pena.

mercoledì 18 ottobre 2006

ALICE NEL PAESE DI SATANA

La band della settimana è:

ANNIHILATOR

La band nasce a Vancouver, Canada, nella prima metà degli anni '80. Nei primi mesi era composta solo da Jeff Waters, eccezionale chitarrista, e Paul Malek (batteria) che pensavano probabilmente ancora al nome della band e a come fare qualcosa di veramente originale in un mondo (il thrash metal) che era già parecchio evoluto dal punto di vista delle musiche, delle liriche e della strumentale acquisita (tra il 1986 e il 1988, Master Of Puppets dei Metallica era considerato inarrivabile per qualità e capacità compositive della band -forse anche perché all'epoca erano tra i favoriti dell'ambiente).

Ma Jeff Waters recluta dei signori musicisti, piuttosto sconosciuti nell'ambiente e dotati di grande feeling e tecnica musicale.

Nel 1988/89 esce Alice In Hell.



Il mondo del thrash un pochino cambia, non se ne accorgono tutti, nè subito; ma cambia!
Il disco ha per intro uno splendido solo acustico (Crystal Ann) ad opera di Jeff Waters, classicheggiante, per niente metal. Qui la prima vera svolta: finora gli album thrash avevano degli intro molto potenti, "metal-evocativi" insomma. Il vero metal arriva con Alison Hell: dotato di forte impatto ritmico, bella melodia, chitarre progressive e incalzanti, voce accattivante, alta e potente, batteria che concede piccoli strappi alla regola, nei quali si nota una buona precisione e grande energia, cmq non eccezionale, forse l'unico punto debole della band (ai tempi Charlie Benante -Anthrax-, Dave Lombardo -Slayer- e Mick Harris -Napalm Death- erano tra i capi supremi del drumming, sicuramente me ne dimentico molti, ma i tre appena citati erano davvero impressionanti). Di notevole originalità lo stacchetto sali-scendi classico con voce in falsetto il quale precede un solo veloce, strappabudella, musicale e che ricorda in pieno un altro mostro di bravura di quegli anni magici: Alex Skolnick (Testament). Tutto il disco è sulla falsariga dell'apripista, anche se ci sono interessanti deviazioni stilistiche, sottolineando la cifra stilistica di alto livello della band.
Di cosa parlano le canzoni? Di follia e terrore in stanze buie popolate da presenze maligne, di sogni spaventosi, di menti inquietanti.

martedì 17 ottobre 2006

CBGB'S

Con amarezza seguo la fine di un'epoca musicale rumorosa: il CBGB'S, storico locale punk rock in cui hanno suonato, tra i grandi nomi quali Rolling Stones o Yardbirds, anche The Dictators, Cro-Mags, Plasmatics, Police, Ramones, Talking Heads, Television...

Il bello (?) è che la chiusura ha un motivo quantomai usuale e "normale", che capita o può capitare insomma a tutti quanti: il proprietario dello stabile non ha rinnovato il contratto (pluridecennale) al manager del CBGB'S, Hilly Crystal. Pazienza, dice lui, perché tanto se ne apre un altro a Las Vegas.

Detto nemmeno troppo tra i denti: non ce ne frega un cazzo, il vero CBGB'S che era, è e rimarrà l'(ultimo?) avamposto della scena punk rock mondiale (ma anche metal, ricordiamo che anche Testament, Slayer e tanti altri hanno suonato al CBGB'S, pure gli Anthrax) è quello di NYC. Mi mancherà, anche se ci sono stato una sola volta.