giovedì 31 maggio 2007

èBruno

L’amico che vince i biglietti per un concerto dei Motorhead è proprio una gran botta di culo! L’assenza in questo tour di una data a Milano (e in tutta Italia), dopo un breve periodo nel quale almeno la città ambrosiana era più o meno presente in tutti i tour europei della maggior parte dei gruppi, ha fatto sì che si sia tornati ad essere piena periferia musicale. Poi, siccome il mio compleanno quasi coincideva, non potevo certo esimermi da questa trasfertona!
24/05/2007: Motorhead Live a Nizza!

Iniziamo dalla location: un bell’anfiteatro all’aperto che dà direttamente sulla promenade, la passeggiata principale lungomare; l’arena è praticamente attaccata alla città vecchia! Presente i volumi che notoriamente tengono i Motorhead? Ecco. Da noi, per una band che suona a S.Siro con volumi ormai bassissimi per il controllo dei decibel emessi, i residenti rompono lo stesso i coglioni. Lo fanno anche per soli 4/5 concerti di grande richiamo in un anno. Bisogna dire che siamo l’unica città che permette così pochi concerti in uno stadio che ha un potenziale di accoglienza enorme… Cazzo!! Ce la cerchiamo da soli la periferia musicale!


Il concerto: supportano gli Skew Siskin. Non li conosco e il mio approccio è un po’ distratto, c’è della birra da procurarsi, un po’ di stanchezza dovuta al viaggio in treno si fa sentire…
Ma il concerto inizia e io lo seguo comunque! La cantante, Nina C. Alice, ha una gran bella voce, roc(k)a, tirata, adatta ad un genere di rock ‘n roll abbastanza forte ed è esattamente quello che danno! Chitarra ben presente (durante i soli anche troppo), batteria che tiene bene il tempo anche se non fa niente di che per farsi notare, basso… basso?! Ah, sì, c’era anche il basso… Almeno fisicamente perché praticamente soverchiato dalla chitarra; insomma una presenza scenica nulla, presente o assente cambiava poco.
In ogni caso, gli Skew Siskin si fanno sentire volentieri e la prestazione è buona.
Ma noi (almeno io e il mio amico) siamo qua per i Motorhead!
Lui non li conosce e pare anche un po’ scettico ma secondo me, teme un’orda metal; la fidanzata ha decisamente semplificato con: “Motorhead? No grazie, io non vengo proprio…” Lui invece ci viene, anche perche’ io faccio da garante… e del resto sono certo di quello che dico: dal vivo, Motorhead è una garanzia!



Ci siamo! Alle pelli vedo arrivare Mikkey Dee in classica tenuta da battaglia: pantaloni corti pigiama-style, maglietta Motorhead con maniche strappate, posizionamento dietro il sedile e incitamento della folla; come puo’ mancare? Da sinistra arriva Phil col suo solito cappellino di lana e da destra, signore e signori, Lui: Ian Fraser “Lemmy” Kilmister! Che dire… un’entrata degna della sua altezza (anche senza indossare i suoi “sobri” stivaloni bianchi pitonati)! La sequenza è questa: arrivo al microfono a camminata lenta, sigaretta in bocca, tiro, sbocco di fumo: “We are Motorhead!” Altro tiro, altro sbocco di fumo, spegnimento di sigaretta con stivalata nera: “We play rock ‘n roll!”.
Dopo questo inizio, sono sicuro, la serata è quella giusta!
Qualche frase di Mr. Kilmister e il mio complice azzarda: “Lemmy è un po’ giù di voce, eh?”
Del resto lui non li conosce, non li ha mai visti… mi trovo a dire che “no, non è giù di voce, è Lemmy! Lui è così, vedrai che tra due pezzi capirai che questa è l’unica voce per questa musica.” Più tardi mi darà ragione.
Sì, i Motorhead sono in gran forma. Di più: sono IL rock ‘n roll, Lemmy stesso ne rispecchia l’anima e l’attitudine.
Peccato che l’impianto luce sia rivolto un po’ male: la parte di spot bianchi, invece di illuminare il palco illumina le prime file. Ma si sente alla grande, che ci frega delle luci?
I Motorhead sono in vena di ciarlerìe, si pigliano in giro un po’ a vicenda… Phil si rivolge al pubblico: “Sentite bene? Volete alzare il volume? Sì? Siete sicuri? Jack! Porta il volume a 2…” Jack è il nome del fonico; che l’abbia scelto Lemmy per l’evidente richiamo alla sua bevanda preferita?
C’è un problema durante un cambio di chitarra (questa volta ne sfodera un sacco, ne ricordo cinque) e Lemmy lo indica dicendo “Scusate, Phil vuol far vedere che ha tante chitarre!”.
Suonano qualche pezzo del nuovo Kiss Of Death, parecchi da Inferno e moltissimo del repertorio classico: (in ordine sparso) Terminal Show, In The Name Of Tragedy, Going To Brazil, Metropolis (accompagnata dalla classica camminata laterale di Phil e Lemmy), Sacrifice. La solita e dovuta nota di merito: a metà canzone scatta il solo di Mikkey Dee, Phil e Lemmy escono di scena. Ora, io considero Mikkey un batterista della madonna: è davvero uno dei pochissimi drummer che ad una gran tecnica riesce ad associare fantasia e improvvisazione. È un metronomo ma riesce ugualmente a infilzare rullate, varianti, accenti con una qualità e quantità invidiabile. Mikkey esegue un solo impressionante, lunghissimo; sembra di tornare ai tempi d’oro del rock, quando le parti di improvvisazione erano lunghe. Il pubblico, esattamente come all’epoca si lascia coinvolgere e apprezza, invece di spazientirsi come solitamente tende a fare ai giorni nostri. Il suo solo non è però del tutto improvvisato e non è una novità: viene ripetuto quasi uguale da molto tempo ma, mi lascia sempre senza parole! È un mostro! Seguono Doctor Rock, Just ‘Cos You Got The Power, Killed By Death (e qui lo ammetto, sono arrivato vicino alla commozione: questo pezzo è un capolavoro!) Whorehouse Blues, del gran puro blues acustico con Lemmy sigarettato all’armonica e Mikkey alla seconda chitarra acustica.
Pausa. L’amico infedele e prima scettico mi guarda incredulo… Grande gruppo, del gran rock ‘n roll con tanta varietà.


Ma io lo sapevo già, che i Motorhead sono una sicurezza! Aspettiamo tranquilli, perché so che il bis propone ancora e sempre emozioni… che arrivano presto e si chiamano Overkill e Ace Of Spades: alta qualità! Di nuovo Lemmy sbraita sguaiato: “We are Motorhead! We play fucking Rock ‘n Roll!” Qualcosa da aggiungere? No. Infatti con chitarra e basso posizionate davanti agli ampi e lasciate andare in feedback, il concerto finisce qua.

Non la serata però, ancora ricca di birra e musica dal vivo. Già… strano, ma vero. In altri Paesi la musica dal vivo è una cultura, non solamente mero business; la propongono anche i piccoli pub, magari anche solo chitarra e voce con una modesta amplificazione a volumi contenuti, ma la propongono. Vogliamo svegliarci e chiederne un po’ anche da noi? Siamo stufo di locali fatti con lo stampino dove c’è solo musica diffusa e tutta uguale! Oltre a birra (e che sia buona è tutto da dimostrare) pretendo anche un po’ di emozioni!
Il mio amico resta contento, sorpreso dalla serata. Io sorpreso decisamente no, ma contento tanto!
Motorhead, a presto!

èBruno

lunedì 28 maggio 2007

VECCHIO ROCK PROGRESSIVO MODERNO

Io lo so che chi so io mi scriverà dicendomi "oh finalmente parli di lui!"...

Stamattina è stata dura scegliere. Sarà stato il sonno che manca da un paio di giorni; sarà stato lo scazzo di dover affrontare un'altra settimana dimmerda qua in ufficio; sarà che non ho più voglia d'impazzire dietro ad un sacco di stronzate... sta di fatto che poi sono finito su un gioiello che era sparito nei meandri degli scaffali zeppi di ciddì


JOHAR / PAUL CHAIN - Split CD
Questo disco è impressionante. Per struttura delle composizioni, per appezzaggine (voce del verbo "essere a pezzi", su wikipedia non c'è ancora, poi gli scrivo), per lunghezza di un paio di brani (oltre 20 minuti) e perdipiù bellissimi, per i giri contorti di basso condito al wah-wah, per le assurde melodie che vengon fuori dagli altoparlanti ma così pregne di maligno e di cupo senso d'oppressione degno del miglior progressive rock d'atmosfera che si ricordi. Fanculo il metal, stavolta. Questo è più nero.

mercoledì 23 maggio 2007

QUELLO CHE MANCAVA IN ITALIA

Eccolo. Il libro dell'anno per me è questo.

Come affermato a più riprese, per me il punk e l'hardcore sono stati due generi che non hanno solo fornito solide basi su cui poggiare tutta la mia esistenza di adolescente irrequieto, ma anche una via di fuga dalla musica "normale" e per orecchie raffinate.





Ora, dopo quasi 20 anni dal mio primo approccio con band quali Minor Threat, Black Flag, Bad Brains, Social Dostortion e molti altri, D.R.I. uber alles, posso ricominciare a godere di quei momenti leggendo le pagine di questo meraviglioso resoconto. (Nota Per Bullarsi: a Bertinoro, paese romagnolo che frequento spesso, Kurt Brecht e moglie -ex- hanno aperto una pizzeria dove si mangia anche un'ottima piadina romagnola. Provare per credere. Lui ci si trasferisce ogni estate, da Giugno a Settembre).

Il libro è scritto da un personaggio che il mondo punk e hardcore l'ha visto nascere, evolvere e trasformarsi. Steven Blush l'ha vissuto, sia da protagonista che da spettatore, e in Italia un'opera così non è solo importante, ma necessaria per tutti gli appassionati di musica estrema Davvero notevole tra l'altro la cura nei minimi dettagli informativi su qualunque minima formazione punk/hardcore degli '80, aneddoti vari compresi che ci fanno comprendere la portata storica che il punk e l'hardcore americano hanno avuto sulla musica estrema moderna.

Per come io viva il ricordo, la vedo come Jello Biafra dei Dead Kennedys: "La parte più triste del mito che sia esistita un'epoca d'oro dell'hardcore è che la gente ci crede, soprattutto quelli che c'erano davvero [...] e ricade nella stessa nostalgia lacrimosa che ci ha regalato Happy Days. [...] Per me la nostalgia è veleno."

Erano anni magici e non mitici dunque. Inoltre negli States, andare in giro agghindati da punk o, peggio, da hardcore kid significava andarsele a cercare, le randellate e i calci nel culo; partecipare ad un concerto hardcore poteva significare davvero mettere a rischio la propria vita.

lunedì 21 maggio 2007

LONG WAY ROUND (very long... )

Di libri che vanno letti ce ne sono molti. Questo è uno di quelli, al di là del fatto che le moto piacciano, che i viaggi interessino luoghi esotici, selvaggi, d'elite o semplicemente lontani dal posto di residenza.

Questo è un diario di viaggio scritto molto bene, e col cuore: due attori famosi, due moto, la stessa passione e... il giro del mondo in 4 mesi e mezzo!
Con circa 40mila km percorsi attraversando Europa dell'Est, Ucraina, Federazione Russa, Kazakhstan, Mongolia, di nuovo Federazione Russa, Alaska, Canada, USA. Da Londra a New York senza sosta (a parte dormire e mangiare), questo è uno dei viaggi in moto più estremi mai compiuti nella storia del motociclismo, senza esagerazione (lo affermano stimati viaggiatori su due ruote quando hanno saputo dell'impresa di McGregor e Boorman), soprattutto considerando i Paesi attraversati, alcuni dei quali usciti troppo di recente dal mondo alienato del regime comunista, in cui un viaggiatore in moto inglese è davvero fantascienza, un alieno sceso in Terra.

Un viaggio per certi versi allucinante, tra guasti ai telai delle moto in pieno deserto mongolo, o in mezzo al fango di un fiume russo straripato in una zona dove non esistono villaggi (e esseri umani) per centinaia di km. Ma anche un viaggio istruttivo non solo per chi l'ha fatto.

La storia è dei posti più estremi della Terra, e i popoli che li abitano: la Siberia, terra desolata fatta di taiga, tundra e gulag ancora intatti, nessuna strada tracciata, un luogo in cui la temperatura passa dai -40/-60° tra Ottobre e Aprile per salire ai 35-45 umidissimi gradi durante gli altri mesi e dove le zanzare non danno pace nemmeno di giorno e con guanti e tute da moto indosso; il Kazakhstan, un posto dove non esistono strade asfaltate e dove tutti sono ospitali, gentili, premurosi, anche quando soffrono povertà e fame; i fantastici e maestosi paesaggi del centro della Mongolia, un posto dove oltre l'80% della popolazione vive ancora una vita selvaggia fondata sul cavallo e sul pascolo di ovini, dormendo nelle ger, tende simil-teepee dei pellerossa ma più grandi e molto ben equipaggiate, alcune anche con TV satellitare; la Federazione Russa, lato siberiano dell'estremo oriente, dove l'unica modo per attraversare un territorio immenso e selvaggio come pochi altri al mondo è percorrere una pista sterrata, sassosa, che guada fiumi e torrenti impetuosi e profondi, lunga circa 1600km e chiamata Strada Delle Ossa. Si tratta di un'impervia via, difficilmente praticabile solo nei 2 mesi utili all'anno (Maggio e Giugno) e solo da mezzi ben equipaggiati o da camion giganteschi (e russi, i migliori al mondo a costruire mezzi di trasporto estremi) come il Kamaz o l'Ural. Porta a Magadan, sul Pacifico e per costruirla sono morte circa 300mila persone, secondo la storia, la maggior parte delle quali erano prigionieri criminali o semplicemente dei detrattori del regime comunista, quindi prigionieri politici; è chiamata Strada delle Ossa per il semplice fatto che quando uno moriva veniva sepolto nella strada stessa;



Soprattutto, è una storia di amicizia, valore e calore umano (leggendari e commoventi gli incontri con i cavalieri-pastori delle pianure mongole e con i bambini di Ulan-Bator che vivono nei sotterranei della città), sogni realizzati e passione per le due ruote in terre sconosciute, esperienze di vita irripetibili e, cosa ancora più importante, di come l'uomo appartenga ancora alla terra, nonostante se lo stia dimenticando.

MISANTROPIA PUSSA VIA

Hanno segnato la storia del black metal ancestrale e anche quello d'avanguardia.
E ora ecco anche il primo, visionario, pazzesco ed esilarante (io ci ho trovato da ridere, sì) DVD di Nocturno Culto (appunto, Darkthrone) intitolato THE MISANTHROPE, "The Existence Of Solitude And Chaos", con bellissima copertina su una nera foresta del nord Europa.

Il DVD inizia con Nocturno Culto & Friends a pesca in un buco nel ghiaccio della Norvegia del nord, e continua attraverso gite in boschi oscuri ma molto belli, su suggestive viste da ripidi fiordi e gag tanto improbabili quanto divertenti.

Tutto al suono di un maestoso e terrificante black metal primordiale.

giovedì 17 maggio 2007

SE ME LO LEGANO A UNA GAMBA, ME LA TAGLIO

Tempo fa mi ero avvicinato a Nick Cave complici quelle melodie un po' storte e un po' stonate, la sua voce cavernosa, calda e avvolgente e molto particolare, a volte ipnotica. Ho sempre apprezzato artisti come lui, in grado di plasmare la propria voce e metodo di canto in base alle esigenze artistiche richieste dal tema della canzone o del disco. Soprattutto lui, è un cantante il quale riesce non solo a trasformare se stesso, ma addirittura rende tutto ciò che lo circonda, adeguato al suo stile, come se automaticamente uno switch immaginario commutasse il nero dei suoi pensieri in musica e ambiente... non è da tutti.

Eppure c'è qualche cosa all'interno di ogni suo disco che mi fa davvero passare la voglia di finire il pezzo e quindi eccolo lì il tasto
: così vado avanti e passo al successivo, che mi spacca i maroni dopo poco.

Ho letto recentemente, sul numero di Maggio di Classix, che Nick Cave ha fondato la band Grindman; praticamente la rabbia inesplosa dei Bad Seeds trova sfogo in questo progetto. Effettivamente sono meglio dei Bad Seeds, sì, anche se non sono propriamente rabbiosi come credevo. Dirompenti lo sono, ma con metodo e senza cedere passo alla rabbia sfrenata. C'è del noise interessante, i suoni sono scarnificati quasi fosse nuovo hardcore, la voce meno profonda e controllata e più urlante e aggressiva, chitarre e sezione ritmica ruvide e azzeccate alla "situation melody" (si può dire) e temi oscuri ma baldanzosamente ironici e ilari.

Questo un pezzo d'esempio, No Pussy Blues. (Ma dopo poco anche qui, Nick Cave non riesco a reggerlo... eppure pare un tipo simpatico... )

SCAZZ'O'DAY

Martedì era un giorno scazzo come tanti quindi, tornato a casa dal lavoro, e una volta uscito sul balcone, mi sono incuffiato (auricolari e walkman) e me ne sono rollato uno davvero grosso. Poi l'ho acceso. A quel punto ho visto tutto.












èettor1

OGGI COME IERI COME L'ALTRO IERI...

Mi sono svegliato e non ci avevo un cazzo di voglia di fare GNIENTE. Nemmeno colazione. Mi sono vestito (ahahah, vestito!) e sono uscito di casa. Il cervello l'ho lasciato sul comodino, però. Non mi serve oggi. Poi, non che mi sia di 'sto grande aiuto ultimamente... è sempre appezzi che pensa a qualcos'altro...


Comunque, stamattina vado con un discazzo che tempo fa non mi fece impazzire all'istante, ma col quale oggi mi faccio dei granviaggi e delle granseghe

NEW THING! - Si vede dalla copertina a lato il calibro degli artisti presenti. Si va dal funky jazz degli AECO (Art Ensemble Of Chicago) al free jazz un po' allucinato di Sun Ra, dalle divagazioni ambient e jazz-mistiche di Alice Coltrane agli assalti strumentali a suon di clarino di Archie Shepp, dallo street rap di Maulawi ai rilassanti e ipnotici climi tibetani di Travis Biggs. Devo dire che è presente una certa dose d'ignoranza che rende il tutto molto più digeribile. Fosse stato una pettinata con gel e ravvio con mano, non sarebbe lo stesso.

lunedì 7 maggio 2007

NUOVI ARRIVI - VECCHIE GLORIE

Tornato da una serie di andirivieni tra nord e centro Italia nell'inframezzo dei vari ponti e ponticelli, l'ignoranza prima latente ora si manifesta in tutto il suo splendore: sto cercando di tenermi aggiornato quanto più possibile sulla musica che m'interessa in questo periodo e non ci riesco... so' troppo preso da altro, ma preferisco così e quindi mi gioco quelle poche carte che riesco a mettermi in tasca ogni mese.

In uno dei vari sali-scendi italici mi ritrovo, sabato scorso, alla Fiera dell'Elettronica e del Disco in Vinile a Forlì (il 20 c.m. la stessa si terrà a Novegro). Inutile dire che sono impazzito, non sapevo dove guardare... manco fosse stato zeppo di bella gnocca...

In quel di tale fiera, mi sono beccato queste rarità (davvero rare, soprattutto se si pensa che questi vinili hanno dai 30 ai 40 anni!):


























Ma andiamo con ordine.

Funkadelic - un paio di dischi ce li ho già, Mommy What's A Funkadelic? e Free Your Mind And Your Ass Will Follow ma, questa è la prima vera raccolta ufficiale degli Early Days, e ci sono dei gran pezzi di musica funk rock, come Cosmic Slop, Super Stupid e Can't Stand The Strain. Supa Scoopa Mighy Funk!

Parliament - The Clones Of Dr.Funkenstein - Ecco. Praticamente chi conosce le due band, Funkadelic e Parliament, sa che sono inscindibili, l'una non esiste senza l'altra, anche se musicalmente hanno sensibili differenze. Questo disco ha meno psichedelia del Funkadelic, ma ha uno spessore di strati musicali davvero notevole, considerato l'epoca. E poi ci sono dei pezzi supersonici, come Dr. Funkenstein, Funkin For Fun. La storia del disco poi è unica ed esilarante: praticamente la band prende vita sottoforma di alieno-specie e si lancia verso la Terra, deisiderosa di far conoscere la p-funk rock music a tutto il pianeta! Ovviamente i testi sono a tema!


Exuma - Do Wah Nanny - questa per me è davvero LA novità. Anni fa (o anche solo 2 mesi fa) non mi sarei mai avvicinato ad un disco di un percussionista nero che fa musica africana mixata con blues e funk (ma molto tranquillo e niente psichedelia). Invece, seguendo il consiglio dell'esperto di turno (in questo caso il venditore), mi ritrovo tra le mani un gioiello di quasi 40 anni fa che suona tuttora moderno, accattivante, rilassante e molto molto profondo. Il pezzo migliore? Decisamente la title-track Do Wah Nanny!


Rare Earth - Get Ready! - Ecco l'altra novità! E questa è davvero grossa. Come ho fatto dico io, a tralasciare una band così importante e definitiva nel rock psichedelico d'avanguardia degli anni '60? Era la metà dei sixties, e negli States l'etichetta Motown di Chicago non permetteva a musicisti bianchi di incidere musica per lei. L'unica band a riuscire nell'impresa (e ad ottenere addirittura una sotto-etichetta con il loro nome e simbolo all'interno della Motown Records!) fu proprio Rare Earth. I pezzi non sono proprio epocali, nel senso che negli anni è venuto fuori di molto meglio, ma bisogna porsi con la mente ai tempi per capire la grandezza della cosa: una sola traccia di 21min30sec che occupa tutto il secondo lato del vinile che si intitola Get Ready! è l'esempio su tutta la psichedelia improvvisata a venire, provare per credere! E che groove!


E poi alla fine il mio lato rock ha prevalso!













Primus - Sailing The Seas Of Cheese. Un disco che molti conoscono, altrettanti hanno ignorato e continuano a farlo. Io mi sono svegliato, recuperando in fretta il tempo perduto (alla fine, negli anni '90 io ascoltavo tutt'altro... i Primus erano un'improvvisata ogni tanto... )