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venerdì 28 agosto 2009

MTB SULL'APPENNINO TOSCO-ROMAGNOLO parte 2/2

Seconda e ultima puntata della pedalata più lunga del secolo! (volevo dire settimana... )
La mattina si parte di buon'ora, tipo alle 9.30.
Prima tappa OBBLIGATA, il forno di Premilcuore dove vendono una schiacciata con le olive equiparabile a quella di Recco (GE), solo che, siccome qua non siamo in Liguria e la gente non è notoriamente TIRCHIA, la focaccia è gigantesca, fresca, morbida, buona e poco costosa. Ma soprattutto quasi non arriva a fine mattinata perché ne sgancio dei morsi anche mentre pedalo!
Si va, di nuovo (ecchettelodicoaffare... ) in salita. Stavolta però, anche se malmessa, la strada è asfaltata e si sale tranquilli. Io però, complici le cipolle di contorno alla carne della sera prima (e un po' anche il vino molto buono) mi sento le gambe pesanti, lente. Cerco di tenere botta e alla fine mi sudo tutto in mezz'ora e torno fresco freschissimo.
Superiamo un altro ciclista che sale tranquillo, ci saluta cordialmente e proseguiamo per la nostra strada. Dopo poco si unirà a noi alla prima sosta.
Biker aggiunto
Lo sterratone che ha sostituito l'asfalto è largo e poco impegnativo e, a parte qualche grosso masso che si trova in mezzo alla strada perché venuto giù ruzzolante dalle montagne sopra le nostre teste. Terreno friabile, bianco con venature rossastre e spaccature orizzontali che segnano lo scorrere delle ere geologiche, ma anche più semplicemente gli scavi delle ruspe che estraggono ghiaia, massi e costruiscono strade.

Rocce pericolose
I cartelli indicano due direzioni: percorso MTB13 in circuito chiuso da Premilcuore, Poggio Cavallaro, Premilcuore e sentiero parte del E1 (in rosso e bianco) verso Monte Gemelli (1h40m)

Indicazioni
Ovviamente, masochisti dentro ma non ce ne pentiremo (il posto è fantastico), si va verso il monte. Si pedala per saliscendi divertenti in uno sterrato coperto di foglie secche dentro un faggeto-castagneto ombreggiato e fresco, permeato di odore di terra umida che ricorda tanto le uscite mattiniere di quando si va a cercar funghi. Le curve sono facili, piuttosto veloci e le bici restano stabili, si fanno quattro chiacchiere e si va in scioltezza. Ma c'è un motivo, c'è sempre qualcosa dietro.
Verso l'acqua!!
Infatti dopo un po' mi ricordo del posto... siamo nel bosco della Fonte del Paradiso, quella dove s'eran riempite le borracce e quindi, subito dopo, ci saremmo ritrovati al primo punto di sosta dove c'era il signore toscano, alla Colla del Bucine a circa 1040 metri d'altitudine.
Alla Fonte Del Paradiso

Facciamo l'acqua e salutiamo il nostro compagno di avventura a tempo determinato: lui prenderà in discesa (mica scemo!) lo sterratone di 8km che da Colla del Bucine porta a San Benedetto in Alpe (quello che noi disgraziati avevamo fatto in salita con 35° alle 2 del pm, tanto per capirci)
Noi proseguiamo nel bosco sulla single track indicata come Sentiero 00 del percorso E1 Rosso-Bianco. Divertentissima di nuovo, alla fine della quale si apre una bella vista sulla valle e noi ci fermiamo e veniamo raggiunti da Stefano, si apre il primo casello Telepass... volevo dire cancello per vacche!
Telepass Premium
Si rifà il discesone verso i 3 Faggi ma, dopo poche centinaia di metri, anziché proseguire verso valle e verso il bivio per Monte Falco, dopo la barra si prende per il Sentiero 00 (pedonale, per trekking), stretto, insidioso, impegnativo e tecnico, ma molto divertente.

Dopo qualche centinaio di metri, si vede una panchina in legno, una staccionata: ovviamente mi fermo.
Strabilio degli occhi!

Qualcuno penserà (anche noi in quel momento e poco prima dell'apertura): ma perché infilarsi in strade così rischiose e impegnative?" Perché di qua si arriva al Passo del Muraglione, dove almeno una volta nella vita un appassionato delle due ruote, a pedali o a motore, deve andre assolutamente. Un po' alla maniera dei Giapponesi, che non si possono dire tali se almeno una volta nella loro vita non hanno scalato il Fujiyama. C'è chi ci resta secco, in Giappone, per dimostrare il proprio valore degno del Regno del Sol Levante!
Insomma alla fine si riprende il pedale e si arriva, dopo discese davvero veloci, al Passo del Muraglione! Sosta pranzo: focaccia e birra media alla spina per me!
da dove siamo scesi e cartelli

pausa al bar e vista

Dal Muraglione si riparte, poche centinaia di metri di asfalto lasciandoci il ristorante sulla destra (quello della foto con la Triumph Speed Triple gialla oro in primo piano) e si prende il primo svincolo a destra, che ci avrebbe portato nella vera Terra Di Mezzo di oggi: la Valle dell'Acquacheta.
Dante.... chi?
Manco a dirlo, ci mancava la caduta, oltre la foratura. La vendetta dell'uomo dei boschi, aka PASTORE DI VACCHE SCHIFOSO!!! mi ha perseguitato per averlo preso per il culo alle spalle e facendogli fuggire via il bestiame il giorno prima...
Insomma, curva a destra, discesa ripida, sasso che in quel momento decide di spostarsi da sotto la ruota anteriore e io volo lungo per terra: braccio e ginocchio sbucciati. Niente di che, la bici è a posto, mi strofino la ferita e riparto un po' più tranquillo...
La curva del volo e guado a cannone!

Dopo qualche guado del torrente, e una apertura meravigliosa sul Prato dei Romiti, si giunge, dopo una faticosa discesa dove stavo per rovinarmi di nuovo, si arriva all'Acquacheta, una bella pozza d'acqua blu con cascata. Inimmaginabile la magia di quel posto.

Prato dei Romiti

Tutti in rispettoso silenzio, nessuno che si avvicina all'acqua... arrivo io e rovino la magia, tuffandomi praticamente vestito nell'acqua (gelida, più di ieri) e scatenando un po' di curiosità nel placibo pubblico a bordo "piscina"...

L'Acquacheta... e la quiete rovinata!
Dopo la refrigerata si parte quasi subito, io ancora zuppo (così sto fresco!) per il sentiero che ci avrebbe portati a San Benedetto in Alpe, dopo poco ribattezzato Stra Maledetto In Alpe perché stavolta il sentiero è un continuo sali e scendi dalla sella, andare a piedi con il ferro sulle spalle, frenare di colpo, evitare i trekkisti, salutare gente che ci piglia per il culo con la mano...

Sentiero 00 verso S.B. in Alpe

Ma ci divertiamo lo stesso, e io (ancora sta maledizione che finirà prima o poi) rompo il sacchetto degli attrezzi sotto la sella, perdendone alcuni che rimarrando ad imperitura memoria nei boschi casentinesi...
Alla fine del viaggio, ci voleva proprio! Amici incontrati la prima volta il giorno prima, ma come se li conoscessi da sempre. Un giro bellissimo, che mi ha riportato al vero valore della vita, selvaggia e ancestrale, in tempi in cui la nostra natura primigenia ci vedeva uomini dei boschi, cacciatori del necessario per nutrirsi e ripararsi dal freddo, e contemplare spazi immensi in cui noi, altri piccoli abitanti delle foreste, utilizzavamo solo piccole aree dalle quali si usciva occasionalmente per la raccolta o la ricerca del cibo.

Ho perso così tanto tempo nella città che quasi non ricordavo più chi sono.

lunedì 24 agosto 2009

MTB SULL'APPENNINO TOSCO-ROMAGNOLO

Era da tempo che non mi capitava un giro così.
Siamo partiti da San Benedetto In Alpe, ultimo paese sulla "frontiera" Romagnola e Toscana, a circa 300 metri di quota.
Una strada in salita, che parte su-bi-to, e mica una breve piana con cui scaldarsi o rendere le gambe un po' agili per affrontare il dislivello, macchè! Quando poi sotto un sole che picchia come un martello ti investono 35° di riverbero di luce bianca dal basso di quella strada sterrata e sassosa insomma... non è che sia stato divertentissimo, ma fa parte del gioco. Su una lunghezza di 8km, la salita va per quasi 800 metri: una pendenza media di circa il 10%, al termine della quale si giunge alla prima sosta, dopo un'ora e mezza di pedalata.









Un toscano molto gentile ci spiega alcuni punti interessanti da cui prendere sentieri più o meno impegnativi, alcuni "da fare rigorosamente a piedi!". Ovviamente non ci pensiamo manco per il cazzo (di farli a piedi... siamo in bici che diamine!! E questo è quello che si penserà per la prossima ora, almeno)

Prima però prendiamo la strada che, dalla foto di centro, parte verso sinistra: si cerca dell'acqua -ormai alle ultime gocce- alla Fonte del Paradiso. Un sentiero carrabile (dai trattori o da jeep preparate) ci porta in mezzo ad uno splendido bosco di faggi e castagni in cui, scendendo a piedi per circa 20 metri, si arriva ad una fontanella tra le rocce. Acqua fredda e ferrosa, tipico liquido potabile di montagna!
Fatta l'acqua, cioè svuotate le vesciche e riempite le borracce, si riparte in direzione inversa per riprendere il sentiero che ci avrebbe portato ai 3 Faggi. Una single track molto tecnica, impegnativa e, ovviamente, in salita. Ci preoccupa meno il fatto che ormai il sole è un ricordo, anche se vicino: siamo infatti immersi nell'ombra del bosco e ci saranno almeno 7-8 gradi di differenza e l'aria fresca ci fa salire con buona lena. Da dietro sento che i due mi rincorrono chiedendosi come fa un tizio di città ad arrampicarsi come una capra di montagna su per quelle salite strette, ripide, piene di radici che sbucano ovunque e sassi che vengono giù come se li lanciasse qualcuno apposta per darti fastidio. Il fatto è che questi sono i miei percorsi ideali, adoro
le salite, soprattutto se difficili e che mettono in crisi le gambe e la tecnica di guida.








Alla fine della salitaccia ci aspetta un cancello di legno e filo spinato che costringe alla sosta; sarà il primo di una lunga, ma non troppo, serie di passaggi a livello. Verranno poi ricordati come un segno di misericordia dagli dei dei boschi (altrimenti conosciuti come pastori di vacche) i quali delimitando i pascoli, danno un sollievo alle gambe dei ciclisti sciamannati come noi.
La discesa è divertente, poco impegnativa e rapida. Si superano i 40 orari, che in fuoristrata sono più o meno paragonabili ai 70 all'ora di una bici da strada. Sassi, pietre e pezzi di rami sbattono con violenza contro il telaio e le ruote.












Un'altra breve sosta per bere, far due foto e gestire la stanchezza delle gambe e la fame selvaggia che ormai fa vedere doppio: sono circa le 5 del pomeriggio ed è dall'una e mezza che si pedala e non si mangia (almeno io) niente dalla mattina...
Si riparte e si cominicia a fare un discesone interessante che sarebbe stato divertentissimo se non fosse stato per delle vacche al pascolo che un VERO uomo dei boschi gestiva con una tranquillità disarmante.










Forse però era troppo tranquillo perché al nostro arrivo le vacche hanno iniziato a correre; lui, con atletico gesto, e mente ci dice di superarle e poi fermarle, si impiglia i coglioni nel filo spinato che cerca di superare e ci dice che le avrebbe portate nel prato che voleva raggiungere. Il problema è che le vacche saran state 'na decina. Con tanto di vitelli al seguito, quindi per noi impossibile da superare per i seguenti motivi:

1. erano delle vacche gigantesche.
2. avevano delle corna gigantesche
3. c'erano i vitelli. L'istinto di sopravvivenza e conservazione della specie trasforma delle stupide vacche in tori selvaggi da combattimento.
4. le ultime da superare, cioè le prime della fila, erano DAVVERO lontane.
5. correvano tutte come delle vacche impaurite e noi in bici faticavamo a stargli dietro, in discesa.
6. si agitavano troppo.

Per farla breve, arriviamo ad un trattore (che era probabilmente del vaccaro), lo superiamo, ce ne dimentichiamo e continuiamo a portargli le vacche verso valle. Lui dietro a bestemmiare e infamarci. Ad un cero punto decidiamo che forse è meglio far decidere alle vacche dove fermarsi e, incredibile a dirsi, si fermano alla stalla, a casa loro. Cioè dove NON voleva portarle il pastore, perché mi pare di aver capito che lui le volesse fare ancora pascolare. Insomma, giornata rovinata per il pastore, latte rovinato delle vacche per lo spavento e la corsa, discesa rovinata per noi che volevamo mollare i freni...

Ma alla fine si riprende velocità e si raggiunge un bel sentiero dove mollare davvero i freni. Ovviamente la maledizione del pasore di vacche ci ha colpito e, altrettanto ovviamente, come quasi sempre per ogni mia uscita in fuoristrada, buco. Ma non buco e basta: spacco del tutto la valvola della camera d'aria. Ecco fatto. Discesa di nuovo rovinata. Ma uno dei nostri ha la soluzione al male: mi dà una camera di riserva, perché i miei kit di riparazione non servono a un cazzo, adesso.

Però ora avevo anche paura che ci corresse dietro col trattore, ci raggiungesse e incurante ci passasse sopra lasciandoci lì nel bosco. Tanto alla fine su quelle strade chi ti trova più?! Per lui non sarebbe nemmeno una seccatura...

Si riparte dopo una mezz'ora. si arriva in brevissimo tempo alla strada asfaltata, breve tratto in cui posso essere certo che la botta pazzesca al cerchio posteriore che mi ha distrutto la camera d'aria non ha rovinato il cerchio in modo grave, forse è solo un po' ovalizzato ma non dà eccessivo fastidio: si sistemerà. Insomma, in pochi km si giunge ad una cascata sotto un ponte di pietra, dietro un rifugio, una casa di pietra antica bella come i posti che abbiamo visto finora.










Si decide di fare un bagno, nella vasca di pietra piena d'acqua fredda di sorgente di montagna che si vede al disotto del ponte di pietra. Una roba geniale e rigenerante.









Un geniale tipo di Forlì ci dà suggerimenti di dove andare il giorno dopo e dei sentieri da prendere, ci diffida dai corridori (ci mancherebbe!) e ci dice anche che all'agriturismo dove si sta andando si mangia molto bene e si spende il giusto. Scopriremo il giorno dopo che da quelle parti il giusto è un decimo di quanto potresti spendere per una cena da pezzente medio in una grande città (qualcuno ha detto Milano?).
Poi ci si asciuga e si va verso l'agriturismo: una grossa e vecchia casa di pietra dove una signora che secondo me sulle spalle ha più canne che anni, ci dice che lì non c'è posto (avevamo prenotato!) e che quindi dormiamo in paese, a Premilcuore. Ma a noi va benissimo, a patto che ci faccia mangiare subito appena possibile. Siamo distrutti, io sto in piedi per scommessa e gli altri due non sono da meno. Io e Maurizio optiamo per un bicchiere di vino che fa rinascere (doping? se a Pantani avessero fatto bere vino, prima e dopo le corse, ora forse non si parlerebbe di lui in modo offensivo).
A cena ci si spazzola due fiamminghe di tagliatelle al ragù, una fiamminga di grigliata mista abbastanza grande da soddisfare tutti e tre, una bottiglia e mezza di vino, dolce, caffè, ammazza caffè. Poi si esce. Birra. Gran vita in un paese mondano e notturno, che conta un numero impressionante di persone, almeno 50. Il sonno però chiede vendetta, e le gambe non tengono più. Si va a letto, convinti che il giorno dopo non saremmo andati molto lontano: la meta è il Passo del Muraglione e la Valle dell'Acquacheta. Mica uno scherzo arrivarci.

Per ora posso concludere che ho visto posti emozionanti, aperture su valli fermate nel tempo e boschi verdissimi e fitti, dove all'interno quasi non riusciva a filtrare la luce del sole.

La seconda puntata quando posso scrivere di nuovo.

giovedì 14 maggio 2009

WHITE HILLS - RADIO MOSCOW - MUSICA PER SFASCIARSI A DOVERE

QUESTA SERA GIOVEDI 14 MAGGIO
MACELLO MAGNOLIA presenta:
WHITE HILLS + RADIO MOSCOW
in apertura MIDRIASI (live) e IL BALLO DELLE CASTAGNE (live)
A seguire Solomacello DJ Set con la miglior musica per allucinazioni

lunedì 11 maggio 2009

WITCHCRAFT + GRAVEYARD @ ZOE CLUB MILANO

Questa la mail arrivata stamattina.


WITCHCRAFT e GRAVEYARD: show da co-headliner

Unica data italiana per due giovani e grandi band del nuovo panorama stoner-doom. Abbiamo il piacere di comunicarvi lo show che WITCHCRAFT e GRAVEYARD terranno nel mese di maggio a Milano. Si tratta di uno spettacolo in cui i due gruppi saranno co-headliner. Mentre i GRAVEYARD amano l'incontro fra stoner e rock'n'roll, i WITCHCRAFT possono essere considerati come la band che più di tutte ha concretizzato il doom e la psichedelia con un'attitudine vintage, da primi della classe, proprio come se fossero figli legittimi dei grandissimi Pentagram. Uno show da non perdere per nessun motivo!

Ecco i dettagli della data:

WITCHCRAFT+GRAVEYARD
26.05.2009 MILANO @ ZOE CLUB

Apertura porte ore 20.00
Inizio concerti ore 21.00
Prezzo del biglietto: 13 euro + diritti di prevendita

Notizie pettinate/importanti?

Il locale è dietro casa mia.
Il locale si chiama come mia figlia.
Il locale sembra interessante.
Entrambe le band sono fighissime soprattutto dal vivo!

giovedì 7 maggio 2009

SOUTHERN COMFORT

FIREBIRD + Grand Sound Heroes @ MAGNOLIA / Milano, 6/5/9
SOLOMACELLO DJ SET in chiusura
Fresca serata milanese di primavera; pochi i presenti alla ristretta riunione di famiglia al Magnolia in occasione dell'evento Firebird in Italia: potente hard blues con pochi giri di parole, tutto arrosto e niente fumo, tanti giri di basso e soli strepitosi. Addirittura un solo di batteria. di... oh ma quello non suonava negli Spiritual Beggars, mi dice il Sigàl? Eh zio non mi ricordo, ma come-cazzo-si-chiama non aveva i capelli una volta? Eh beh comunque gli somiglia parecchio! Vacca che suoni! Qua trema tutto! Sarà perché il basso entra direttamente dal torace senza passare dalle orecchie? Oh ma Leo Smee? Eh bello è fuori da un sacco dal gruppo... Ma checcazzo! E' un bassista strafigo e l'attitudine da pieni seventies che presenta dal vivo è ineguagliabile, indiscutibile. Questo invece sembra Diamond Darrel, il chitarrista dei Pantera a cui hanno sparato a Columbus, Ohio... Cazzo è uguale! Ed è molto bravo! Il solo di basso è caldo, dai suoni pastosi, i giri molto orecchiabili e in progressione. Il Sigàl mi sembra soddisfatto, ma troppo sobrio; il Presidente è il Presidente, e cioè incomparabile; il Lè (CAZZO!) non c'è per un guasto hardware non meglio specificato ma le bestemmie chiariranno i dubbi in seguito; il Capitano è in sbatta ma... non stasera, manco per il cazzo, belli.
Stasera è tutto per il blues, per le distorsioni ignoranti, per i suoni caldi e pieni, per le melodie neanche tanto vagamente brit-pop.
Per la Grand Union.
Per il DJ SET SOLOMACELLO (sempre ottimi i pezzi, ma quel disco country è una cosa davvero geniale!)
Per gli Amici.
Ringraziamenti al Presidente per le foto pettinate



















mercoledì 29 ottobre 2008

SI VA

THESE ARMS ARE SNAKES - Tail Swallower And Dove
Etichetta/Anno: Suicide Squeeze / 2008
Genere: post-hardcore / indie
Luogo: Seattle, WA
Band: Steve Snere (voce/synth), Chris Common (batteria), Brian Cook (basso), Ryan Frederiksen (chitarre)
LIYL: Converge, Botch, Big Business, Baroness,



Website - MySpace

THESE ARMS ARE SNAKES c/Russian Circles in concerto
Quando: Giovedì 30 Ottobre alle 20.30
Dove: al SOTTO TETTO
In che città: Bologna

Si va!

lunedì 25 agosto 2008

END OF TRANSMISSION

La fine delle vacanze, quest'anno con la V, è coincisa con l'evento (finora) dell'anno.

Senigallia (AN) 23.8.2008 - Mamamia
L'Apocalisse sonora e musicale che incontra una ridente cittadina sul mare, spensietara meta turistica di chi cerca relax, divertimento e vita da spiaggia, è sempre un evento a cui bisogna assistere. Soprattutto se l'Apocalisse, al battesimo, figura come Neurosis.

Arriviamo quando suonano A Storm Of Light, supergruppo formato da alcuni appartenenti alle più interessanti formazioni di questi anni, cioè Neurosis, Red Sparowes, Satanized... ma noi arriviamo alla fine dell'ultimo pezzo e siccome siamo in estate, col caldo i neuroni non fanno troppo bene il loro mestiere. Pensiamo, infatti, si tratti di un inedito dei Neurosis e quindi di essere giunti alla fine dello show. Non dico che ci vogliamo suicidare sul posto, però pensieri molto cattivi ce li abbiamo...

Poi ci si accorge dell'errore e sale la gayna.

Il Mamamia è un bel posto all'aperto, con molti spazi dedicati alla musica, ma soprattutto abbiamo ora la possibilità di vedere i Neurosis sotto le stelle e con l'atteggiamento di chi-la-sa-lunga perché li ha già visti a Londra il 18 Dicembre 2004, entriamo e ci diamo subito un tono, insomma si fa gli spacconi. Niente di più sbagliato: affrontare un concerto dei Neurosis senza prepararsi psicologicamente agli assalti cerebrali e nevrotici, può diventare una sofferenza mentale; star dietro a così tanti stimoli (luminosi, sonori, musicali, verbali) che ci vengono spediti dal palco durante i primi 15-20 minuti di spettacolo, può essere davvero faticoso.

Suonano quasi tutto l'ultimo album Given To The Rising, inziando con la title track, insomma dall'inizio... Due cose mi colpiscono da subito: la qualità audio e l'impatto sonoro, caratteristiche non sempre presenti a questi livelli in uno show all'aperto di -tutto sommato- dimensioni medio-piccole, ma loro sono anche dei notevoli tecnici del suono oltre che musicisti, e piuttosto pignoli. Avevo infatti notato che, poco prima di iniziare, Steve Von Till, Graham, Scott Kelly e gli altri stavano curando personalmente la sistemazione della strumentazione e degli effetti sul palco, nonché i suoni e tutto il resto. Questo vuol dire diverse cose e cioè 1. accuratezza nei preparativi 2. qualità dello spettacolo garantita 3. rischi di malfunzionamenti e risoluzione dei problemi a cura dei diretti interessati.

Si procede con Fear And Sickness, spaventosa, con lupi che rincorrono e divorano le prede tra fiamme nere, corvi in agguato in volo circolare tra nuvoloni gonfi di elettricità, bianco e nero in sfumature opprimenti e contrasti sonico-luminosi snervanti. L'arte dei Neurosis è qualcosa che va oltre la normale concezione di "musica"; ti fa stringere i denti, a volte può essere liberatoria, altre un vero disagio. Certamente dal vivo, i video sull'enorme telo alle spalle del palco rendono il tutto molto diverso dall'ascolto su disco, eliminando l'immaginario che uno si crea tra le mura di casa e trasmettendo invece la reale interpretazione degli autori: nevrosi pura, un'apocalisse in acido, i Pink Floyd come sarebbero oggi se volessero far paura sul serio (mi viene in mente a come potrebbe essere un Live At Pompeii eseguito in stile Neurosis, tra l'altro il video preferito di Steve Von Till... ).

Tutto non è, però, così perfetto: i pezzi nuovi sono troppi, e i vecchi assenti; solo due brevi escursioni nel recentissimo passato con Left To Wonder da The Eye Of Every Storm e Stones From The Sky da A Sun That Never Sets, sempre magnifica, questa volta rallentata; il video che la rappresenta è uno dei più belli che mi siano mai capitati di vedere. L'amaro lasciato in bocca dall'assenza di classici immensi come Times Of Grace, Souls At Zero e Through Silver In Blood si sopporta appena, quasi come quella piccola macchia aspra e pungente nascosta in un frutto succoso e maturo.

Le "pietre dal cielo" portano inevitabilmente la fine e anche se le luci "normali" si accendono e i Neurosis smontano, lo stravolgimento neurale prosegue per qualche lunghissimo minuto ancora: ci si sente spiazzati, un po' angosciati, spaesati, quasi dislocati, le immagini che ancora vorticano violente nella testa e le vibrazioni vanno mano nella mano con le dissonanze, magnetiche, che richiamano inevitabilmente ad una musica e ad una fisicità inscindibili, a suoni nel loro insieme percepiti e ascoltati con tutto il corpo.
All'uscita faccio un giro per riprendermi e, a mente un po' più lucida, scorgo da lontano il tour bus dei Neurosis. Lo aggiro anche se non cerco nessuno in particolare, solo mi faccio due passi perché ho notato del movimento là dietro. Non vedo nulla di particolarmente interessante, tranne che sentire un frusciare dietro una siepe sul retro del palco, coperto dal carrello trasportato dall'enorme bus. C'è Steve Von Till che si fa una bionda (nel senso che si beve una birra... ). Graham è con lui ed entrambi sembrano soddisfatti e raggianti. Un roadie parecchio incazzato e brutto come la morte sta bestemmiando perché secondo lui qualcuno -dice- li ha fatti smettere di suonare prima; io penso che potrebbe essere, forse la disco music a partire dalla mezzanotte-e-un-po' attira più gente dei Neurosis... soprattutto di Sabato sera.

Mi avvicino a Steve, faccio il vago, chiedo scusa per il disturbo e cerco di non comportarmi come un fan. Ma non ho una penna per farmi firmare i poster cazzo! Devo chiedergliela e fare la figura del pezzente scroccone... il roadie incazzoso addirittura si sbatte per trovarmela e con Steve replica la parte di Pulp Fiction in cui Vincent Vega ha bisogno di "un cazzo di pennarello, una penna con la punta molto grossa!!". Alla fine mi firma i due poster usando una simbologia che vagamente mi ricorda quella dei Pellerossa, marcando la foto in b/n del suo volto. Sembra di buon umore, chiacchiera senza problemi e siamo io e lui soli (Graham sparisce quasi subito); gli stringo la mano, grande show, a Londra avete suonato 3 ore e stasera poco meno di una e mezza ma sempre impressionanti e sentiti fin dentro il cuore... si parla dei Pink Floyd e del Live At Pompeii che avrei goduto a vederlo fatto da loro, del loro modo di approcciare ai live, della sua famiglia e della gita al mare, di quando e dove ci si beccherà alla prossima e del fatto che, oggi, restano uno dei pochissimi gruppi che rientrano in svariati e molto differenti generi musicali, ma ancora puri, unici e inimitabili.

lunedì 28 luglio 2008

SI TORNA

Dal Gargano (Terronia) il bollettino delle vacanze non è andato in onda perché non avevo tempo (grattarsi il culo è un'attività a tempo pieno e fisicamente impegnativa).

Non ho seguìto del metal, non ho nemmeno provato a cercare dei negozi per sostenere la causa... e non me ne frega nemmeno niente, ora. Anche perché il prossimo appuntamento più vicino per me sono i Neurosis a Senigallia (AN) il 23 Agosto...

Ho scoperto angoli di natura praticamente incontaminata, in mountain bike, in dei boschi di ulivi e di pinete e di foreste (quella chiamata Umbra -Oscura- ), cielo blu come in montagna ma aria salmastra, caldo africano in riva al mare ma vento fresco dai boschi (escursione termica tra mare e foresta umbra di circa 18-20°!)












A breve, spero, foto su Flickr un po' meglio di queste due cazzate piazzate qua sopra.

mercoledì 18 giugno 2008

AMSTERDAM 2.0

Sveglia leggera ma ovviamente ci pensa la colazione comandata dalla fame chimica, ad appesantire la situazione; ce ne freghiamo perché tanto, tra poco, un coffee shop ci darà una grossa mano e sarà tutto in discesa.
Dalla piazza della stazione verso il centro storico, il negozio Boudisque, che già adocchiavo un paio di anni fa, occhieggia beffardo dalle saracinesche ancora chiuse: che sia uno specchietto per allodole strafatte come noi che vanno a cercare negozi di dischi ovunque siamo? Noi ce ne battiamo le palle e andiamo al coffee a cercare gli altri. Il locale mi pare fosse il Green House di Leidzeplein ma potrei sbagliare: due sono i ricordi più vividi di quella mattina, 1. il boccone infame della colazione, traditore nel momento in cui una mangiata abbondante dovrebbe venirti in aiuto e 2. un carretto giallo che solo guardarlo da fuori, come ondeggiava, mi faceva girare le pareti dello stomaco.








Dopo l’aperitivo il giro sul battello è d’obbligo, e per farlo siamo intenzionati ad attraversare interi quartieri. Si è stanchi, con l’occhio lucido e il passo stanco con una fiacca micidiale che attanaglia i poveri arti inferiori massacrati il giorno precedente. Comunque siamo tonici: per fare 12 metri impieghiamo circa 30 minuti… il primo bar all’uscita dello shop è attraente e invitante, ci prendiamo un caffè, buono anche. Ci si rimette in moto ma, 3 metri sono davvero troppo per ora quindi la panchina con vista (la stessa del bar, ovviamente!) è l’unica alternativa valida. Un buon quarto d’ora è sufficiente a farci sentire degli eroi lanciati alla salvezza del mondo ma, il fallimento della ormai cosiddetta “Amsterdam 2.0: Operazione Movimento” è dietro l’angolo… Noi ci si prova la terza volta e un bell’angolo da fotografare ci “costringe” a stoppare nuovamente le membra su un gradino, anche perchè apprezzare le fantastiche evoluzioni dei ciclisti che evitano i disgraziati che escono dai coffee shop non ha prezzo. Riescono ad avere un equilibrio formidabile anche se non so si rendono conto del fatto che stanno rischiando la vita. A questo punto Max dice “ma che bella città, non si sente neanche un clacson… “ e forse proprio per questo, di lì a poco un ignaro suicida si becca una strombazzata micidiale sia da un'auto che da un ciclista, roba da far venire un colpo…











Comunque dopo una mezz’ora ci si muove e stavolta sul serio! Si raggiunge il molo di attracco, impieghiamo un po’ a capire qual è quello giusto e i punti cardinali sono ancora un mistero, una corsa la perdiamo. Comunque c’è tanta gente interessante in attesa e si iniziano a scattare istantanee fulminee e geniali, che ritraggono le persone come fossero attori di un fotoromanzo ma ignari del Man With The Camera. Da una barca a motore lucidata a olio di gomito esce un timoniere bello e biondo come il sole che accoglie le vogliose turiste e i loro imbarazzati mariti sul suo natante. Ovviamente è provvisto, sovraccoperta, di scorte fondamentali alla sopravvivenza dell’uomo in mare, e cioè champagne e stuzzichini di ogni genere ma sottocoperta, tira fuori dal cilindro i due prodotti locali di alta tendenza più in voga, e cioè puttane e marijuana .










Il battello però è una delusione: nessuna zoccola ad attenderci a "braccia" aperte, nessun bòlas degno di essere fumato è rollato per noi, nessuno schiavo a stendere il tappeto rosso per i VIP della vacanza. No! Il natante è da gran turismo, cioè turismo di grandi dimensioni, per numeri consistenti di persone. All’inizio ci tocca in piedi, una gran fatica ma l’ipod accorre in soccorso e mi ascolto un blues che sull’acqua acquista un movimento interessante, dato che si tratta del Blues da Laurel Canyon, John Mayall. Una volta trovato posto a sedere io, testa tra le mani, mi addormento o quasi, gli altri non so, ma posso giurare che siamo tutti messi come il culo e per questo il giro in battello acquisisce un sapore mistico, il rollìo sull’acqua ci culla verso remote sponde come le anime portate da Caronte e i pensieri galleggiano lontano, lo sguardo viaggia verso le case alte e strette, dai tetti storti e le finestre larghe, le tegole nere ad incorniciare, come fossero caschi di capelli corvini, quelle che sembrano facce tristi e malinconiche cui il sole, strano attore che approfitta di questi giorni per farsi vivo spavaldo e superbo, dona un’aria meno tetra e spettrale.
Mi risveglio in fretta, qualcuno mi punge il fianco con un gomito; non so chi è, ma capisco che è ora di smontare dal battello per un giro a piedi, e mi sento in forma, se non smagliante sicuramente più di prima. Il quartiere sembra accogliente, le panchine all’ombra di grandi querce invitanti e la gente meno propensa all’insulto o all’omicidio su due ruote: siamo piuttosto lontani dal centro in cui alcuni viaggiatori, avventori dei negozi della felicità, riversano in strada in condizioni poco opportune per mettersi a passeggiare tra la folla indaffarata e frettolosa.

Io cerco di darmi un tono e faccio il pettinato, propongo agli altri di andare a visitare un museo che due anni fa mi fece uscire il cervello dagli occhi (il Van Gogh), dicendo agli altri che sarebbe proprio da vedere. Dopo una mangiata a base di qualcosa di carne (non ricordo cazzo, non ricordo!) il parco vicino al museo fu un’attrazione troppo dura cui resistere, quindi ci siamo sdraiati promettendoci a vicenda che ci saremmo alzati in tempo per la visita a sfondo culturale. Ovviamente ci siamo dimenticati e, siccome io il museo l’avevo già visto e sarebbe comunque rimasto aperto anche di domenica, si propone un coffee shop da raggiungere con il battello. Così ci si riposa anche, siamo stati sdraiati mezzo pomeriggio, non siamo allenati per questo tipo di attività fisica. Nel frattempo Max ci fa notare come “Amsterdam è davvero una bella città e i parchi sono proprio tranquilli, per esempio non c’è nessuno che gioca a pallone… “ in quel preciso momento, una sfera bianca e nera ci sfiora a velocità smodata… incominciamo a dire gentilmente al profeta di fare silenzio, e tenere le preziose considerazioni sulle abitudini degli olandesi di Amsterdam per sé.












Si raggiunge il coffee shop, il vecchio e caro Rokerij di Langestraat che finalmente riesco a trovare sulla mappa. Si tratta di uno dei più belli e interessanti di Amsterdam, primo perché serve dell’ottima erba di qualità fantastica (provare la loro Shiva o la White Shark per credere), secondo perché il posto è praticamente un cunicolo abbastanza grande di forma rettangolare, scavato all’interno di uno stabile, va leggermente in discesa e se si entra in stato abbastanza confusionale; l’impressione potrebbe essere quella di una discesa agli inferi, forse le grafiche etniche e tribali aiutano l’immaginario della fattanza... Comunque ce ne andiamo quasi subito perché la musica, per l’orario e il tipo di locale, è troppo alta e inadatta.
Si va a cena in una steakhouse e ci si ammazza di bistecche e baked potato, salse varie e chili, nachos, birra e acqua. All’uscita ci fondiamo nuovamente in un coffe shop, di nuovo l’Abraxas perché pare ci sia una festa da quelle parti. Quando si arriva un po’ di gente c’è… ma non so se stiano festeggiando perché sono felici o perché hanno acceso un sacco di “candele”… noi per non sapere leggere né scrivere, ci uniamo ai festeggiamenti e facciamo del nostro meglio per: 1. darci un tono e 2. essere all’altezza della situazione. Insomma ci sfasciamo a dovere e verso l’una ne usciamo in condizioni aliene. Ci si augura la buonanotte, Bruno e io si vaga per lidi estranei e si finisce in bellezza davanti ad una media, seduti in un pub vista piazza.

martedì 27 maggio 2008

SI TORNA

KLM ROYAL DUTCH AIRLI - KL 1619
MON 26MAY AMSTERDAM NL MILAN IT 0830 1015
SCHIPHOL LINATE
NON STOP DURATION 1:45

"Peccato sia finita, ma almeno c'è stata..."

Tra poco, appena ho foto e ricordi sistemati, arriva report giornaliero e dettagliato sull'esperienza extra corporale di Amsterdam.

mercoledì 19 marzo 2008

SUPEREROE NELLA GHOST TOWN

Il mio superlavoro da eroe dei poveri ieri mi ha portato per la seconda volta in un'amena località delle colline novaresi... come? Un bel posto? Per un cazzo! La zona è circondata di campi da moto e autocross, piccole aziende a conduzione famigliare che inquinano come una petroliera con lo scafo spaccato davanti alle coste del Madagascar e gente che se gli chiedi un'informazione ti dice "non sono di qui, ci abito solo"

Tipo ieri cercavo da mangiare; non un ristorante pettinato, ma un'osteria, una di quelle "cose" di cui i luoghi come il paese di ieri dovrebbe essere zeppo. Nemmeno l'ombra. Chiedo in giro: "non sono di qui, sono vecchio ma non sono nato qui, quindi non le so indicare nulla". Figa che aspetti a morire, così la smetti di essere un animale inutile e almeno fai da concime? Chiedo ad una ragazzina in bici (sui 12 anni) "non lo so la mamma non mi porta mai fuori a mangiare". beh inizio a preoccuparmi di essere stato mandato in un paese fantasma popolato di stronzi.

Alla fine mi capita a tiro un posto dalla bell'insegna, apparentemente rasoterra come livello di pettineria... e invece è stato un salasso li mortacci loro! Una tagliata di manzo (4 fette di carne abbastanza buone ma nientedeche) e mezza patata tagliata a cubetti e cotta male, a 14 euro... + acqua, e dolce, per la modica cifra di 20 fottuti euro. Mai più. La prossima volta che ci capito, pranzo al sacco!

Comunque alla fine tutto bene eh. Son tornato a casa in tempo per evitare di farmi mandare affanculo dai milioni di automobilisti che vivono in autostrada e tangenziale dalle 6 alle 8 di sera ed evitando così di augurare di morire a tutta quella gente sperando, non so, in una guerra nucleare, o in un asteroide che pigli di mira solo quelli che mi rompono i coglioni.

Una giornata assolutamente metal, sìsì...

martedì 23 ottobre 2007

B-SIDE

Ora, il fatto che un giornalista/pseudo-scrittore come Beppe Severgnini, il quale ricordiamo essere stato oggetto di un interessante articolo sull'avanguardistico blog SoloMacello, sia un apprezzato uomo di cultura (pizza e mandolino made in china, tra l'altro) non fa di lui un espertone che si possa permettere di parlare a sproposito, tipo di musica, o di metal citando i Metallica (che metal non sono più ma insomma, se la sono cavata alla grande per almeno... vediamounpo'... 15 anni? Mioddio uno dopo così tanto tempo si rincoglionisce invece che fare musica... ma ai Metallica non è successo. Loro NO! Non si fanno influenzare da queste cose materiali! Il Metal non si abbassa a queste faccende da omuncolo mortale e venale... ).
Insomma, tutta 'sta sbatta per dire che? Che Severgnini ha citato un disco dei Metallica (il più di merda in assoluto nella carriera dei Four Horsemen, peraltro) in una sua risposta accazzo ad uno che gli chiedeva se gli piace il culo delle tipe o se preferice guardarle in viso, ai concorsi di bellezza. Insomma la fatidica questione del lato B, in tutti i sensi.

Si parla di B-Side. Non solo di culi.

A memoria, potrei sbagliare ma chissenefotte e chi mi corregge è uno sfrega-coglioni di altrui proprietà, anche gli Anthrax han fatto una raccolta di B sides. Non di culi. Di canzoni. Attack Of The Killer (Lilker?) B's, con in copertina un bel mucchio di api. Perché se non siete degli ignoranti patentati dovreste sapere che Bee in lingua d'albione vuol dire Ape. E Ape nella stessa lingua vuol dire Scimmia. Le scimmie siete voi se non sapete 'ste cose che vi vengono imparate dall'asilo. In ogni caso, questa raccolta di lati B è molto più pettinata di quella merdata dei MortaccicA. Ah Severgni', potevi evità l'argomento e invece te sei cacciato 'nde la merda da solo...

Poi esistono i B-Movie. I Film-B sono il culo dei filmoni che voistronzi andate a vedere sul grandeschermo in dolby surround con gli effettoni galattici. I B-Movie sono interessanti già solo per il fatto che chi li produce ci fa una cariola di soldi, costano un cazzo e in USA vanno che è una bellezza. Ne avevo visto uno epocale, bellissimo, di film B. Il regista è il mago Peter Jackson, quello de Il Signore Degli Anelli e di King Kong. Il film è Splatters - Gli Schizzacervelli. Ora s'è messo a fare il gagliardo, il fenomeno, il piacione col grande pubblico. Era più simpatico prima di fare i soldi.



Sì anche io preferisco i lati B. Anche il vostro, di lato B che sono sicuro farà certamente schifo ma, è sicuramente meglio del vostro fetentissimo lato A.