lunedì 25 agosto 2008

END OF TRANSMISSION

La fine delle vacanze, quest'anno con la V, è coincisa con l'evento (finora) dell'anno.

Senigallia (AN) 23.8.2008 - Mamamia
L'Apocalisse sonora e musicale che incontra una ridente cittadina sul mare, spensietara meta turistica di chi cerca relax, divertimento e vita da spiaggia, è sempre un evento a cui bisogna assistere. Soprattutto se l'Apocalisse, al battesimo, figura come Neurosis.

Arriviamo quando suonano A Storm Of Light, supergruppo formato da alcuni appartenenti alle più interessanti formazioni di questi anni, cioè Neurosis, Red Sparowes, Satanized... ma noi arriviamo alla fine dell'ultimo pezzo e siccome siamo in estate, col caldo i neuroni non fanno troppo bene il loro mestiere. Pensiamo, infatti, si tratti di un inedito dei Neurosis e quindi di essere giunti alla fine dello show. Non dico che ci vogliamo suicidare sul posto, però pensieri molto cattivi ce li abbiamo...

Poi ci si accorge dell'errore e sale la gayna.

Il Mamamia è un bel posto all'aperto, con molti spazi dedicati alla musica, ma soprattutto abbiamo ora la possibilità di vedere i Neurosis sotto le stelle e con l'atteggiamento di chi-la-sa-lunga perché li ha già visti a Londra il 18 Dicembre 2004, entriamo e ci diamo subito un tono, insomma si fa gli spacconi. Niente di più sbagliato: affrontare un concerto dei Neurosis senza prepararsi psicologicamente agli assalti cerebrali e nevrotici, può diventare una sofferenza mentale; star dietro a così tanti stimoli (luminosi, sonori, musicali, verbali) che ci vengono spediti dal palco durante i primi 15-20 minuti di spettacolo, può essere davvero faticoso.

Suonano quasi tutto l'ultimo album Given To The Rising, inziando con la title track, insomma dall'inizio... Due cose mi colpiscono da subito: la qualità audio e l'impatto sonoro, caratteristiche non sempre presenti a questi livelli in uno show all'aperto di -tutto sommato- dimensioni medio-piccole, ma loro sono anche dei notevoli tecnici del suono oltre che musicisti, e piuttosto pignoli. Avevo infatti notato che, poco prima di iniziare, Steve Von Till, Graham, Scott Kelly e gli altri stavano curando personalmente la sistemazione della strumentazione e degli effetti sul palco, nonché i suoni e tutto il resto. Questo vuol dire diverse cose e cioè 1. accuratezza nei preparativi 2. qualità dello spettacolo garantita 3. rischi di malfunzionamenti e risoluzione dei problemi a cura dei diretti interessati.

Si procede con Fear And Sickness, spaventosa, con lupi che rincorrono e divorano le prede tra fiamme nere, corvi in agguato in volo circolare tra nuvoloni gonfi di elettricità, bianco e nero in sfumature opprimenti e contrasti sonico-luminosi snervanti. L'arte dei Neurosis è qualcosa che va oltre la normale concezione di "musica"; ti fa stringere i denti, a volte può essere liberatoria, altre un vero disagio. Certamente dal vivo, i video sull'enorme telo alle spalle del palco rendono il tutto molto diverso dall'ascolto su disco, eliminando l'immaginario che uno si crea tra le mura di casa e trasmettendo invece la reale interpretazione degli autori: nevrosi pura, un'apocalisse in acido, i Pink Floyd come sarebbero oggi se volessero far paura sul serio (mi viene in mente a come potrebbe essere un Live At Pompeii eseguito in stile Neurosis, tra l'altro il video preferito di Steve Von Till... ).

Tutto non è, però, così perfetto: i pezzi nuovi sono troppi, e i vecchi assenti; solo due brevi escursioni nel recentissimo passato con Left To Wonder da The Eye Of Every Storm e Stones From The Sky da A Sun That Never Sets, sempre magnifica, questa volta rallentata; il video che la rappresenta è uno dei più belli che mi siano mai capitati di vedere. L'amaro lasciato in bocca dall'assenza di classici immensi come Times Of Grace, Souls At Zero e Through Silver In Blood si sopporta appena, quasi come quella piccola macchia aspra e pungente nascosta in un frutto succoso e maturo.

Le "pietre dal cielo" portano inevitabilmente la fine e anche se le luci "normali" si accendono e i Neurosis smontano, lo stravolgimento neurale prosegue per qualche lunghissimo minuto ancora: ci si sente spiazzati, un po' angosciati, spaesati, quasi dislocati, le immagini che ancora vorticano violente nella testa e le vibrazioni vanno mano nella mano con le dissonanze, magnetiche, che richiamano inevitabilmente ad una musica e ad una fisicità inscindibili, a suoni nel loro insieme percepiti e ascoltati con tutto il corpo.
All'uscita faccio un giro per riprendermi e, a mente un po' più lucida, scorgo da lontano il tour bus dei Neurosis. Lo aggiro anche se non cerco nessuno in particolare, solo mi faccio due passi perché ho notato del movimento là dietro. Non vedo nulla di particolarmente interessante, tranne che sentire un frusciare dietro una siepe sul retro del palco, coperto dal carrello trasportato dall'enorme bus. C'è Steve Von Till che si fa una bionda (nel senso che si beve una birra... ). Graham è con lui ed entrambi sembrano soddisfatti e raggianti. Un roadie parecchio incazzato e brutto come la morte sta bestemmiando perché secondo lui qualcuno -dice- li ha fatti smettere di suonare prima; io penso che potrebbe essere, forse la disco music a partire dalla mezzanotte-e-un-po' attira più gente dei Neurosis... soprattutto di Sabato sera.

Mi avvicino a Steve, faccio il vago, chiedo scusa per il disturbo e cerco di non comportarmi come un fan. Ma non ho una penna per farmi firmare i poster cazzo! Devo chiedergliela e fare la figura del pezzente scroccone... il roadie incazzoso addirittura si sbatte per trovarmela e con Steve replica la parte di Pulp Fiction in cui Vincent Vega ha bisogno di "un cazzo di pennarello, una penna con la punta molto grossa!!". Alla fine mi firma i due poster usando una simbologia che vagamente mi ricorda quella dei Pellerossa, marcando la foto in b/n del suo volto. Sembra di buon umore, chiacchiera senza problemi e siamo io e lui soli (Graham sparisce quasi subito); gli stringo la mano, grande show, a Londra avete suonato 3 ore e stasera poco meno di una e mezza ma sempre impressionanti e sentiti fin dentro il cuore... si parla dei Pink Floyd e del Live At Pompeii che avrei goduto a vederlo fatto da loro, del loro modo di approcciare ai live, della sua famiglia e della gita al mare, di quando e dove ci si beccherà alla prossima e del fatto che, oggi, restano uno dei pochissimi gruppi che rientrano in svariati e molto differenti generi musicali, ma ancora puri, unici e inimitabili.

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