mercoledì 11 luglio 2007

NEW OLD FASHIONED LOOK

Arrivati ieri, questi due gioielli completano la discografia di Miles Davis su Columbia/Legacy.

Nefertiti è il quarto studio album del secondo quintetto di Miles. Un'ulteriore metamorfosi di uno dei musicisti più camaleontici del '900 americano. Spiccano Herbie Hancock al piano e Ron Carter al basso. Le musiche si fondono e confondono come tanti fotogrammi e l'omaggio egizio è evidente. Ma l'attenzione non si concentra su Miles come su Kind Of Blue o Sketches Of Spain; i compositori sono altri: Hancock per la sovversiva "Madness" e la furiosa "Riot", Shorter per la profonda e groovy (forse la più intensa registrazione di questo quintetto) "Pinocchio". Nefertiti rappresenta e presenta Miles Davis' Quintet nel massimo della forma raggiungendo picchi ipnotici ed emotivi di un'ineguagliabile potenza poetica.

Jerry Roll Morton, col suo solo di piano "Mamanita" del 1923, introdusse il termine di "spanish tinge", strizzando l'occhio a quella contaminazione tribale tra musica afrolatina fatta di rumba e tango con i suoni e gli esperimenti jazzistici della sua nativa New Orleans. Ma fu Miles Davis nel 1959 e 1960, quando collaborò con Gil Evans e registrò Sketches Of Spain, che il termine prese vita propria portando la musica spagnola ai vertici dell'audience jazzistica. La malinconia della musica spagnola era perfetta per Davis, suo interprete perfetto e innato. Ritmiche intricate e solenni, potenti e gloriose nel loro jazz latino-africano di "Solea" (Evans) e "Concietro De Aranjuez" (Rodrigo), sono i veri gioielli e Davis è febbrilmente liberatorio nel suo jazz evocativo di sofferenze blues e urla di flamenco.

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