giovedì 23 novembre 2006

PIANETA SOLITUDINE

If I Should Fall To The Field è una riscoperta continua, un viaggio perenne. E Steve Von Till (NEUROSIS - Chitarre/Voce) è pressoché perfetto nei panni del cantastorie maledetto, malinconico e profondo.

Le basi dai tempi lenti, mai noiosi od ossessivamente opprimenti sono atmosfere melodiche di banjo, sitar, hammond e chitarre acustiche, voci e canti. Di tanto in tanto un lieve accenno di batteria. Attraverso folk, mood country, blues e a volte semplicemente due note di chitarra acustica la voce di Steve, sciamanica, rassicurante, cavernosa e potente, racconta di storie andate, di racconti perduti e del fascino ancestrale che la terra esercita, su tutti noi, con le sue storie legate ad antiche suggestioni. Accompagna la mente nel viaggio più oscuro di tutti, e poemi arcaici dalle parole forse dimenticate danno vita alla sofisticata meditazione sulle ombre che circondano lo spirito. Sì, perché questo è il disco dedicato a chi è caduto al suolo, a chi non si alzerà mai più, a chi ha perduto ogni contatto con il mondo dei vivi. A suo nonno, in particolare. (il pezzo The Harpy, in chiusura, viene da questa registrazione di vocalizzi e canti del 1961 quando, suo nonno, in pieno deserto registrò quello che lui chiamò "il suo testamento"; Steve ci ha buttato dentro qualche effetto di fondo per dare spessore).

Quando ascolto questo disco mi sento solo. Mi succede ogni volta: un groppo in gola che non va giù nè su, il cuore stritolato in una morsa gelida e ingoiato dal buio. Nessuna voglia o capacità di ascoltare qualcuno. Mi sento solo su un pianeta sovrappopolato.
E nessuna paura.

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