martedì 11 aprile 2006

Law Enforcement Against Prohibition (Legalizzare la droga non è da pazzi)

...me ne esco con un'altra cosa, a cui credo stia già collaborando lui, forse. Beh guardateci voi...
E' una storia a puntate, ma una storia vera. Inizia alla fine degli anni '60 (inizia alla fine, sembra un buon inizio...) e parla di droga.

Law Enforcement Against Prohibition
Jack A. Cole State Police Undercover Officer
website e mail to:jackacole@leap.cc (781) 393-6985
(e vi diamo pure il numero telefonico mica perché qua va a pizza e fichi eh... )

Rappresento la LEAP (Law Enforcement Against Prohibition, sostegno alla legge contro il proibizionismo, ndt), una organizzazione internazionale no-profit con scopi educativi creata per dare voce a tutti i membri e fondatori dell’associazione, i quali credono nella politica fallace della Guerra alle Droghe e che desiderano supportare politiche alternative che possano diminuire l’incidenza di morte, malattia, crimine e dipendenza – quattro categorie di pericolo le quali si pensava potessero essere alleviate ma che, in verità, sono state infinitamente peggiorate proprio da questa guerra. Abbiamo fatto la prima apparizione pubblica tramite il nostro dipartimento di comunicazione nel Gennaio del 2003 e siamo cresciuti, dai primi cinque membri fondatori, a oltre 3500 persone. LEAP ha 95 conferenzieri che vivono in 39 dei 52 Stati Uniti d’America e in 7 altri Stati; una potente e rispettata Commissione Consultiva composta da: un Governatore americano, quattro Giudici di Corte del Distretto Federale, uno sceriffo, cinque comandanti di polizia, il Sindaco di Vancouver, -British Columbia-, che si è ritirato dalla Regia Polizia Canadese a cavallo, il primo Procuratore Generale della Colombia -Sud America- e dall’Inghilterra il Capo della Polizia, il quale è anche il detective in capo della sezione investigativa di Scotland Yard e che è stato capo operativo della squadra narcotici per l’Inghilterra.

La prima cosa di cui sento il bisogno di parlare a voi brave persone è che la politica degli Stati Uniti di una “Guerra alle Droghe” è stata, è, e sempre sarà un totale e abbietto fallimento. Questa non è una guerra alle droghe; questa è una guerra alla gente –la nostra stessa gente– i nostri figli, i nostri genitori, noi stessi.

Sono entrato a far parte della Polizia di Stato del New Jersey nel 1964 e sei anni più tardi ho iniziato il mio lavoro alla Narcotici, proprio agli inizi della guerra alle droghe. Il termine è stato coniato e creato da Richard Milhous Nixon, nel 1968, durante la sua candidatura a Presidente. Nixon era convinto del fatto che una piattaforma politica di “durezza sul crimine” avrebbe generato un sacco di voti, tranne se si fosse introdotto in una vera guerra –wow! Ovviamente sappiamo tutti che ha funzionato. Nixon è stato eletto Presidente e dal 1970 ha convinto il Congresso a far passare la legge secondo la quale, tutti i dipartimenti di polizia ricevessero massicci fondi di investimento utili per assumere personale aggiuntivo, da utilizzare nella sua guerra alle droghe. Per darvi un’idea di quanto fossero consistenti questi benefici monetari, durante il 1964 la Polizia del New Jersey aveva 1.700 ufficiali e una unità narcotici di sette uomini. Quel numero è sempre sembrato adeguato a fare il lavoro che dovevamo fare. Sei anni dopo, quando stavo cercando di entrare nella narcotici, cioè nel 1970, in una notte di Ottobre saltammo da una squadra narcotici di 7 persone, ad una di 76, e divenne un dipartimento a sé. Tutti pagati dalle tasse federali. Lo stesso programma venne applicato a tutti i dipartimenti dello Stato. Quando un’organizzazione viene incrementata di undici volte, ci si aspetta certamente qualcosa. Da quando la polizia viene giudicata principalmente in base al numero di arresti che compie, significa che ci si aspettava come minimo un incremento per crimini di droga di undici volte, anche negli arresti nell’anno a venire, rispetto al passato 1969.

Un terzo dei 76 nuovi detective furono designati come “agenti sotto copertura”. Successe che io capitai in quel terzo, ed è così che passai i successivi 14 anni della mia vita. Dopo un corso di addestramento di due settimane cominciammo ad essere operativi in strada. Tutti si aspettavano numerosi arresti di venditori di droga. Non era un lavoro facile nel 1970 e per un buon paio di ragioni.

Primo, non avevamo davvero un grosso problema di droga nel 1970 e quel problema esisteva principalmente con le droge morbide, leggere, quali marijuana, hashish, LSD, psilocibi (funghi allucinogeni). Le droghe dure come la metamfetamina, cocaina ed eroina erano alquanto sconosciute prima di allora – almeno rispetto ad oggi. Le droghe a quei tempi, erano una seccatura piuttosto che una minaccia alla società. Per esempio nel 1970, la gente moriva meno a causa delle droghe che non per incidenti domestici, come cadere per le scale o restare soffocati dal cibo. Secondo, né noi o i nostri capi, allora, avevamo un’idea di come combattere una guerra alle droghe. I boss della polizia di una cosa erano certi, comunque; sapevano come mantenere grassa la vacca federale nel personale cortile. Perseguivano l’assoluta necessità di dover combattere la guerra alle droghe. Così, poco più avanti, fummo incoraggiati a mentire sulla maggior parte delle nostre statistiche e così facemmo. Siccome i nostri spacciatori non si trovavano nella maggior parte degli angoli delle strade, e non in tutte le nostre scuole –come ora– il bersaglio dei nostri agenti sotto copertura venne diretto su piccoli gruppi di studenti al college, alle superiori e in mezzo a chi si “immergeva ed emergeva” sporadicamente nelle droghe –il termine con cui si identificavano le persone che sperimentavano con le droghe: “dippers & dabbers”.

Così finimmo per arrestare persone che erano principalmente degli utilizzatori incolpandoli come se fossero trafficanti. Abbiamo volutamente esagerato l’ammontare di droghe sequestrate, addizionando il peso di agenti di taglio (lattosio, mannitol, amido e emollienti/emulsionanti) al peso della droga illegale. Così, avremmo dovuto prendere un’oncia (31 grammi circa) di cocaina e quattro libbre (poco più di 1,6Kg) di lattosio e da qualche parte, tra il posto dove avvenne il sequestro e il laboratorio di polizia, tutto si trasforma magicamente in cocaina. Abbiamo anche gonfiato il costo delle droghe sequestrate, introducendo ai media il “valore stimato in strada”. I media hanno aiutato molto l’escalation di importanza della faccenda. Ad esempio, nel 1971 stavo comprando dosi di cocaina di un’oncia (30 grammi) al costo di 1500 dollari l’una ma, dal momento in cui venne introdotto il sistema di “valutazione del costo in strada”, per una sola oncia i media innalzarono il costo, arrivando molto vicino a 20.000 dollari. Pensatela un po’ più in grande ed ecco che la guerra alle droghe diventa assolutamente necessaria. I soldi dei contribuenti avrebbero continuato ad innaffiare i nostri dipartimenti e i nostri capi ne sarebbero stati felici. Chi si faceva domande sulle nostre stime e a chi sarebbero state indirizzate quelle stesse domande? Noi stessi. Avremmo sempre e comunque potuto giustificare tutto.
In ogni caso, man mano che la guerra alle droghe avanzava, non avevamo più bisogno di mentire a noi stessi, sul fatto che stesse peggiorando le cose. Ogni anno che passava di questa guerra continuativa, il “problema droga” diveniva esponenzialmente più terribile –un effetto non voluto, causato dalla guerra stessa, che pubblicizzò e ingrandì uso e vendita delle droghe e raggiunse il picco di interesse in un una larga porzione di giovani del nostro Paese. In molti casi, la cultura della droga ritratta nei film, al cinema e in TV, sembrava scatenare un’eccitazione romantica negli adolescenti americani. Molti ragazzi poveri delle grandi città cominciarono a vedere nello spacciatore un modello guida –e l’unica via d’uscita dalla povertà e dal ghetto. Lo spacciatore era l’unico della comunità del ghetto a potersi permettere grosse e potenti auto, belle donne, soldi da buttare e tempo libero per farlo.

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