mercoledì 28 aprile 2010

ROADBURN FESTIVAL 2010 - DAY ONE CONTINUED

... quindi dove ero rimasto?

Ancestors - Green Room - 16.15 - 17.15










il loro sound, dal vivo rispecchia piuttosto fedelmente il suonato su disco, ma li ho trovati un po' più pallosi; pezzi di 15-20 minuti, se non hanno dinamicità o variazioni di ritmo, alla fine stancano il cazzo. Bisognava forse che improvisassero un po' di più, ma mi sono comunque piaciuti nell'insieme, e il video psichedelico alle loro spalle ha certamente aggiunto del valore alla scena.
Nonostante su disco mi piacciano, e dal vivo alla fine non li considero negativamente, me ne sono andato dopo 20 minuti, cioè dopo un pezzo e mezzo...
Subito dopo, sul main stage avrebbe suonato la mitica, la divina, la glaciale: Jarboe (" a'ndo stà??!" - cit.). Però francamente, con tutta la green happiness che avevo in corpo, andarmi a far prendere male da uno spettacolo di Jarboe non è che m'andasse proprio a genio... e quindi con gli amici siamo andati al Midi Theatre a vedere un gruppo che mi è rimasto impresso in modo indelebile. All'inizio non sapevo manco chi fossero se non che hanno lo stesso nome di un gruppo svedese di black metal di qualche anno fa; si chiamano Shining, come la luccicanza di Stephen King ripresa da Stanley Kubrick, però più folli, più contorti e certamente più brillanti.

SHINING - Midi Theatre - 17.30 - 18.30


















Superato il primo impatto sonoro (devastante) e cercato, poi trovato, pertugi melodici in cui rifugiarsi nel frattempo che ci si abitua alle melodie oblique e inframezzate da stacchi di puro jazz, anche se molto distorto, devo dire che mi sono piaciuti moltissimo e sono uno dei 5 gruppi che mi hanno emozionato di più. Pezzi come Fisheye, dall'incipit quasi dance e brutale al tempo stesso, o come la magnus opus Blackjazz Deathtrance (una pseudo strumentale davvero incredibile e apparentemente nata da un'improvvisazione), danno proprio la giusta idea di cosa sia Shining: del jazz velocissimo e storto, accostato a suoni e attitudine black metal e suonato con una sensibilità e presenza scenica da veri professionisti. Un po' come se un giorno i Converge più incazzati si mettessero a suonare roba tipo Jaga Jazzist o John Zorn... Soprattutto Jørgen Munkeby (voce, sax, flauto, tastiere, chitarre, eccheccazzo... fai tutto tu?!) dà l'idea di un vero musicista di professione che si è imbarcato nel "metal" estremo arrivando da un mondo un po' più, come dire... d'etichetta. Ma forse è una mia idea, una considerazione a valle del fatto che durante il soundcheck sul palco trasmetteva appunto questa immagine di grande professionista, preciso, metodico, alla ricerca della perfezione in ogni dettaglio, prima di dare inizio alla decostruzione e distruzione sonora. Alla fine è un gruppo che suona da 10 anni e ha sulle spalle mi pare 5 dischi (non faccio il figo che conosco tutti i gruppi, dopo averli visti mi sono documentato) di cui l'ultimo è appunto Black Jazz. Hai voglia alcuni spiritosi sotto palco a chiamare le canzoni dei Kiss... (non ho ancora capito perché). La risposta arriva puntuale e sarcastica: "siamo troppo giovani per conoscere i Kiss, e i Kiss non ci interessano. Ci piace il jazz però, e il metal. Lo volete sentire un po' di jazz... ?" e via a bomba (atomica) su improvvisazioni a bruciapelo che rasentano la follia. Ma il pezzo forte arriva alla fine (e di cui posterò un video appena riesco ad avere il tempo e la pazienza di aspettare l'upload). Una versione apocalittica e geniale, secondo me molto valida dunque, di 21st Century Schizoid Man dei King Crimson, ma suonata più lenta, quasi fosse un pezzo doom: il sax urla e i bassi raschiano il sottosuolo e fanno vibrare le pareti dello stomaco. La voce è ovviamente un rabbioso screaming perfettamente bilanciato con il resto dei suoni, ci va a nozze, e la sezione intermedia della canzone fa spiccare una cifra stilistica degna di band ben più blasonate. Di questa canzone esistono un'infinità di cover suonate da band più o meno famose (personalmente ricordo e apprezzo le versioni di Voivod, Ozzy Osbourne, Flower Travellin' Band, Entombed... ) ma questa finora è la mia preferita. Bravissimi! Peccato che non mi sono fatto prendere dalla tentazione e non ho comprato il vinile, ma per questo c'è ancora tempo...

YOB - Main Stage - 18.45 - 19.45


Degli Yob non ho foto, non ne ho scattata una perché mi hanno sdraiato con la loro psichedelia da acido e distorsioni al limite del comprensibile. Canzoni con strutture melodiche interessanti, tipico del doom psichedelico, lunghissime e con momenti catartici per tutti (sia per chi suona, che per chi ascolta). Molto appassionato il pubblico che però non mi sembra numerosissimo ma, considerato il genere, la "sottanza" in cui ti getta e il fatto che al Midi Theatre suonassero gli Earthless praticamente in contemporanea, forse era del tutto normale. Comunque mi sono piaciuti parecchio, ma come per gli Ancestors, ho avuto quella sensazione di noia, diciamo così, che non mi ha permesso di resistere a lungo in platea. Infatti dopo pochi minuti (una mezz'ora scarsa), sono partito alla volta del Midi Theatre da solo per andarmi a vedere gli Earthless. Gli altri mi avrebbero raggiunto a breve.


Earthless - Midi Theatre - 19.00 - 20.00

Anche agli Earthless non ho scattato una singola foto. Ero troppo preso dalla loro esibizione, ma forse iniziavo anche a sentire un po' di stanchezza unita ad una fame da cavernicolo; alla fine erano quasi 24 ore che non chiudevo occhio, se non quelle due orette scarse in auto dalle 3 alle 5 di mattina... ma per il Mètal questo ed altro ancora: nella mia testa per queste cose ho ancora diciott'anni... ma è il fisico che mi fotte! Ormai non è più abituato a questi ritmi e l'età che avanza si sente. Comunque dicevo? Ah, sì, Earthless... che gruppone!! Allora, per chi non li conosce sono la solita band di heavy rock psichedelico strumentale fra le tante che fa canzoni troppo lunghe. Ma chi li ascolta da un po', come me, e li apprezza, sa che non è così. Sanno unire sapientemente blues, psichedelia, heavy metal, rockandroll tradizionale con una tecnica invidiabile e una dose di umiltà e considerazione dell'opinione del pubblico che secondo me pochi gruppi oggigiorno possono vantare. Ringraziano, fanno inchini, mantengono un profilo basso da musicisti puri che suonano per vera e trascinante passione e non (solo) per spettacolo o per accaparrarsi le simpatie del pubblico; il loro genere non glielo consentirebbe in ogni caso, con dischi di 3 pezzi da 25 minuti l'uno è tutto un programma. Il sound è chiaro, cristallino; la pulizia dei passaggi è imbarazzante, sembra di ascoltare un loro disco... non sbagliano un colpo e la gente sotto palco è letteralmente impazzita di gioia. Anche ai miei due compagni di ventura è piaciuto molto il concerto degli Earthless ma non so ancora come si posiziona nella loro classifica personale. Io in quel momento della serata non lo so ancora, ma alla fine della 3 giorni si piazzano al 2° posto di tutti i gruppi visti al Road(s)burn. Ovviamente gli ho comprato 2 vinili (Rhythms From A Cosmic Sky e un EP con vinile colorato blu trasparente di cui ignoro il titolo, edizione limitata 300 copie) che si aggiungono al vinile del Live At Roadburn del 2008. Lo so, sono un ragazzino. Ma voi cos'avreste fatto?! Stronzi...
EYEHATEGOD - Main Stage - 20.10 - 21.10

























Dopo gli Earthless non c'è neanche il tempo di farsi un bòlasino, si hanno 10 minuti scarsi per correre al Main Stage dello 013 (il circuito principale) per andare a vedere uno dei gruppi grazie al quale e per colpa del quale io e la maggior parte dei coetanei appassionati di metal siamo creciuti così. Si tratta forse della band più controversa, estrema, autolesionista, pessimista ed eroinomane che sia mai apparsa nel Sud degli Stati Uniti e in tutto il genere definito Sludge. Hanno suonato tutti i pezzi più storici, tutti incazzati neri, sembrano dei pischelli di 25 anni e invece passano abbondantemente i 40, si sono schizzati in vena ettolitri di eroina, fumato quintali di erba e bevuto camion di whiskey, ma sono ancora lì: forti come una montagna, potenti come un terremoto, emozionanti come solo una band di sofferente sludge sa essere. Mike Williams è sofferente sul palco, ma non perché non ce la fa, piuttosto perché è nella parte, lui "sente" lo sludge e io soffro con e per lui. Jimmy Bower "Power" (batteria nei Corrosion Of Conformity e collaborazioni varie) è alla chitarra e io sono un bambino alle elementari che vede la figa per la prima volta... non che non l'abbia mai visto da vivo, Bower Power, è solo che non avevo mai visto gli EYEHATEGOD e quindi di conseguenza la formazione originale mi riporta a 20 anni fa... lacrime e sorrisi, gioia e dolore, sangue e merda...

Onestamente, dopo gli EHG visti a valle degli Earthless che hanno seguìto gli Yob che erano dopo gli Shining, avevo una gayna superdotata che andava in qualche modo smorzata o soffocata... sennò rischiavo di farmi una sega in corridoio tra la Green Room e la Bat Cave. Quindi saluto gli altri due che si andavano a vedere gli Enslaved, che a me non interessano; decido infatti di riposarmi un po' con il finale dei Mouth Of The Architect in Green Room (in programma tra le 20.45 e le 21.45) e il soundcheck di Monarch, sempre in Green Room dalle 22.15 alle 23.15. Mi è sembrata una band di pseudo black metal sperimentale e molto psichedelico, con una cantante donna che più che cantare mi sembrava boccheggiare... mi han fatto cagare e un po' di gayna me l'hanno smorzata. Vado però lo stesso al Grass Company a procurarmi del prodotto da noi illegale e fumarmelo con gran piacere e gioia nel cuore mentre torno verso lo 013, poichè di lì a qualche minuto avrebbero suonato uno dei miei gruppi preferiti di sempre, i GOATSNAKE!

GOATSNAKE - Main Stage - 23.15 - 00.30

Dei Goatsnake non ho scattato una cazzo di foto perché ero stonatissimo, sarebbero venute tutte male e poi ero deciso a seguirmi bene il concerto perché le loro canzoni mi sono sempre piaciute, tutte. Mister Greg Anderson suonava una chitarra con una distorsione tale da sembrare una turbina di un aereo amplificata da un Sunn Amp sparato a 11 su una scala di 10, oppure una grossa presa per il culo perché copriva un sacco di altra roba. La voce, perfetta e limpida, di Pete Stahl invece spicca chiaramente e si sente molto bene. Lui è felicissimo, padrone del palco, e vestito in un modo che non c'entra un cazzo con niente, nè coll'ambiente di cui fa parte (e di cui ha fatto parte della storia), nè con la musica che suonano i Goatsnake (una voce pulita e limpida, intonata e potente, nel doom americano?! naa... e invece ci è sempre stata alla grande!). Si presenta con pantaloni larghi e comodi, di un marrone scuro, maglia girocollo e giubbotto in pelle marrone tipo Schott, e scarpe in tinta, berretto tipo scoppola sul cranio pelato. Mi pare avesse anche degli occhiali da sole ma non ci giurerei... Comunque suonano tutto ciò che il pubblico conosce maggiormente: Innocent, Mower, Easy Greasy, Prayer For A Dying, Flower Of Disease, El Coyote, A Truckload Of Mama's Muffins... tutti suonati alla stragrande, cantati benissimo e il pubblico in visibilio ha salutato quasi commosso. Io ero davvero appezzi, le 2 ore scarse di sonno ormai mi avevano afferrato per il cervello che non ragionava più, e a stento mi sono reso conto che ormai la serata stava per finire... Ci sarebbero stati altri due gruppi che m'interessava di vedere. Uno era Firebird, però visti al Magnolia mesi fa e quindi ricordo ancora fresco, e poi non è che mi facciano impazzire. L'altro Samsara Blues Experiment, mai sentiti prima e quindi molto propenso a vederli. Ma anche gli altri erano distrutti e qualche ora di sonno ci avrebbe certamente fornito quella carica necessaria ad affrontare il giorno successivo che, apparentemente sembrava faticoso, ma invece poi...

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