venerdì 30 aprile 2010

L'ASCOLTO DEL GIORNO


N I G E R I A
DISCO FUNK
S P E C I A L


giovedì 29 aprile 2010

W.A.S.P. - Live... in the raw (1987)

W.A.S.P. - Live... In The Raw

Luogo: U.S.A. vari stati
Genere: heavy metal / hard rock
Anno: 1987
Etichetta: Capitol Records
Componenti: Blackie Lawless (chitarre / voce / piano), Chris Holmes (chitarre), Johnny Rod (basso), Steve Riley (batteria)









Ad alcuni fanno cagare e basta, molti restano piuttosto indifferenti, pochi impazziscono per loro ma questa storica band di heavy metal americano degli anni '80-'90 e ancora attiva (formata nel 1982, primo disco nel 1984), merita più di una nota. Ha fatto da headliner a festival in cui suonavano degli imberbi Metallica e Megadeth, ha inciso un sacco di roba, il più delle volte delle cose abbastanza trascurabili ok, ma quei pochi (3 o al massimo 5) dischi sono roba molto interessante... come The Headless Children e The Crimson Idol, o Still Not Black Enough; uno meglio dell'altro secondo me. Gli W.A.S.P. nascono da un'idea di Blackie Lawless, tutt'altro che uno scemo maniaco con una voglia matta di scoparsi tutto il genere umano ma, un validio polistrumentista che conosce regole di marketing e pubblicità, e le cui tecniche vengono ovviamente utilizzate per promuovere la sua nuova band. Dal '76 all'82 infatti Blackie ha suonato in un'altra band, i Circus Circus in cui negli stessi anni collaborava anche Nikki Sixx, bassista dei Motley Crue. Gli W.A.S.P. sono anche famosi per aver rovinato un tour mondiale molto importante a causa di una furiosa rissa con un'altra band ben più storica. A causa di accesi contrasti infatti i Motorhead, che condividevano con Blackie Lawless e compagni le platee di mezzo mondo in questo tour del 1997, le cose andarono in vacca e la leggenda narra di una scazzotata tra Lemmy e Blackie ma nessuno dei due ha mai confermato e tantomeno i vari roadie e membri delle due band si sono mai sbilanciati in conferme o negazioni. Tutto questo non ha mai ovviamente ottenuto riscontri ufficiali neanche dalla stampa, ma oramai fa parte del folklore che regna attorno agli W.A.S.P. che si sono guadagnati (a diritto o meno) il titolo di band più oltraggiosa del pianeta (recita l'apertura della raccolta Live... In The Raw: "Long Beach Arena, they have returned (...) the most outrageous band in the world... W.A.S.P.").


Questa raccolta di concerti in giro per gli States mette in evidenza il talento e l'attitudine live della band, secondo me superiore alle registrazioni in studio poiché, lasciandosi andare alla forma spettacolo più che a concentrarsi solo sull'aspetto musicale, è stata in grado di dare al pubblico un "servizio completo". A mio avviso resta una delle raccolte live più belle degli anni '80, assieme al Rhandy Roads Tribute dello stesso anno e al Live After Death degli Iron Maiden uscito nel 1985. Dal vivo sono sempre stati più che oltraggiosi, estremamente casinisti, pro-violenza e fastidiosamente splatter. Per esempio: in occasione del Monsters Of Rock 1987, a Donington, in cui si esibivano Cinderella, Metallica, Bon Jovi, Anthrax, Dio, si rivelarono dei gran rompicoglioni e animali da palco. Fu raggiunto l'apice negativo dello spettacolo -con rabbia delle band più importanti- quando decisero che una donna seminuda e crocefissa sul palco andasse prima stuprata e poi sgozzata. Ovviamente la cosa fece scalpore e il manager di Bon Jovi e i due management di Metallica e Anthrax si rifiutarono di fargli fare tutto lo show previsto, per paura che accentrasse troppo l'attenzione su una band di secondo piano innanzitutto, ma anche per evitare che la gente incominciasse a scappare via prima che le band principali prendessero gli strumenti in mano (infatti gli W.A.S.P. erano solo i secondi in ordine dopo Cinderella). Blackie si limitò a fingere stupro e omicidio, lasciando da parte il gran finale... cioè, il grind finale, che prevedeva che la tipa appena uccisa uscisse da una specie di armadio o scatola enorme rotolando per terra; Blackie l'avrebbe dunque sollevata, cacciata nuovamente dentro, a forza e, premuto un pulsante, sarebbe uscita dilaniata in mille pezzi sanguinolenti sopra le teste del pubblico delle prime file... non riuscirono mai a portare questo spettacolo sul palco tranne che nel 1997 (ma sempre in minima parte senza il finale splatter); è l'anno in cui suonarono a Milano, al Rainbow (io c'ero); fece davvero impressione... stuprò una suora crocefissa con un pugnale al posto del cazzo, avvitato tramite il manico sul guscio anteriore di un perizoma chiodato in finta pelle... lanciò un maialino sul palco... ricordo alcuni articoli infamanti degli animalisti ma anche della stampa musicale. A me piacque quello show, fu una botta incredibile e se ci ripenso adesso mi fa davvero strano che abbiano potuto eseguire uno show del genere in Italia, paese sempre bigotto su certe cose. La band è anche molto famosa per il cambio radicale delle scenografie e della loro filosofia di intrattenimento live a seguito dell'uscita del disco The Headless Children. Praticamente annullarono ogni forma di violenza gratutita a sfondo sessuale o spettacolini splatter, uno dei messaggi più famosi lanciati da Blackie all'inizio del tour di Headless Children fu "La musica è forte - il messaggio chiaro". Si diedero quindi alla comunicazione d'effetto. Sul palco, enormi video proponevano immagini e filmati di atrocità scatenate dei partiti assolutisti, di Hitler, Stalin, Ho Chi Min, violenze di gruppo che in quegli anni cominciavano a venir fuori (le gang giovanili eredità di Arancia Meccanica), le violenze del KKK, gioventù bruciate da droghe e alcool etc. e il messaggio sembra che avesse raggiunto l'intento di Blackie: scatenare ancora una volta l'opinione pubblica e degli aficionados al gruppo. Purtroppo però, con gli anni sono uscite decine di band che dissimulavano attitudine da palco come gli W.A.S.P. non avendo però nessuna chanche di poterne equiparare il talento. Hanno quindi, queste nuove band, contribuito ad alzare la soglia di originalità proponendo spettacoli simili a quelli degli W.A.S.P. e questi ultimi persero lo status di dominatori originali. Cercarono negli anni a seguire, di proporre qualcosa di diverso ma, per scarsità di idee e interessi commerciali che avevano spostato l'attenzione del pubblico su altri tipi di mercato all'interno del metal, fu veramente difficile trovare e mettere in pratica qualcosa di seriamente allettante per il pubblico. E' certamente con un po' nostalgia che ogni tanto mi ascolto il vinile Live... In The Raw o lo splendido The Crimson Idol, in cui Blackie Lawless, particolarmente sensibile e introspettivo, racconta della sua vita e del rapporto con i genitori, la storia e la curva gaussiana della sua vita, ormai in vertiginoso declino non a causa di anni passati all'insegna del vizio (tutt'altro!) ma per ormai aridità di idee, mancanza di originalità in un mondo che corre troppo in fretta -soprattutto il musicale- e da manager non più interessati... un vero peccato. L'importante, è aver avuto la fortuna di poter apprezzare la loro musica.


mercoledì 28 aprile 2010

ROADBURN FESTIVAL 2010 - DAY ONE CONTINUED

... quindi dove ero rimasto?

Ancestors - Green Room - 16.15 - 17.15










il loro sound, dal vivo rispecchia piuttosto fedelmente il suonato su disco, ma li ho trovati un po' più pallosi; pezzi di 15-20 minuti, se non hanno dinamicità o variazioni di ritmo, alla fine stancano il cazzo. Bisognava forse che improvisassero un po' di più, ma mi sono comunque piaciuti nell'insieme, e il video psichedelico alle loro spalle ha certamente aggiunto del valore alla scena.
Nonostante su disco mi piacciano, e dal vivo alla fine non li considero negativamente, me ne sono andato dopo 20 minuti, cioè dopo un pezzo e mezzo...
Subito dopo, sul main stage avrebbe suonato la mitica, la divina, la glaciale: Jarboe (" a'ndo stà??!" - cit.). Però francamente, con tutta la green happiness che avevo in corpo, andarmi a far prendere male da uno spettacolo di Jarboe non è che m'andasse proprio a genio... e quindi con gli amici siamo andati al Midi Theatre a vedere un gruppo che mi è rimasto impresso in modo indelebile. All'inizio non sapevo manco chi fossero se non che hanno lo stesso nome di un gruppo svedese di black metal di qualche anno fa; si chiamano Shining, come la luccicanza di Stephen King ripresa da Stanley Kubrick, però più folli, più contorti e certamente più brillanti.

SHINING - Midi Theatre - 17.30 - 18.30


















Superato il primo impatto sonoro (devastante) e cercato, poi trovato, pertugi melodici in cui rifugiarsi nel frattempo che ci si abitua alle melodie oblique e inframezzate da stacchi di puro jazz, anche se molto distorto, devo dire che mi sono piaciuti moltissimo e sono uno dei 5 gruppi che mi hanno emozionato di più. Pezzi come Fisheye, dall'incipit quasi dance e brutale al tempo stesso, o come la magnus opus Blackjazz Deathtrance (una pseudo strumentale davvero incredibile e apparentemente nata da un'improvvisazione), danno proprio la giusta idea di cosa sia Shining: del jazz velocissimo e storto, accostato a suoni e attitudine black metal e suonato con una sensibilità e presenza scenica da veri professionisti. Un po' come se un giorno i Converge più incazzati si mettessero a suonare roba tipo Jaga Jazzist o John Zorn... Soprattutto Jørgen Munkeby (voce, sax, flauto, tastiere, chitarre, eccheccazzo... fai tutto tu?!) dà l'idea di un vero musicista di professione che si è imbarcato nel "metal" estremo arrivando da un mondo un po' più, come dire... d'etichetta. Ma forse è una mia idea, una considerazione a valle del fatto che durante il soundcheck sul palco trasmetteva appunto questa immagine di grande professionista, preciso, metodico, alla ricerca della perfezione in ogni dettaglio, prima di dare inizio alla decostruzione e distruzione sonora. Alla fine è un gruppo che suona da 10 anni e ha sulle spalle mi pare 5 dischi (non faccio il figo che conosco tutti i gruppi, dopo averli visti mi sono documentato) di cui l'ultimo è appunto Black Jazz. Hai voglia alcuni spiritosi sotto palco a chiamare le canzoni dei Kiss... (non ho ancora capito perché). La risposta arriva puntuale e sarcastica: "siamo troppo giovani per conoscere i Kiss, e i Kiss non ci interessano. Ci piace il jazz però, e il metal. Lo volete sentire un po' di jazz... ?" e via a bomba (atomica) su improvvisazioni a bruciapelo che rasentano la follia. Ma il pezzo forte arriva alla fine (e di cui posterò un video appena riesco ad avere il tempo e la pazienza di aspettare l'upload). Una versione apocalittica e geniale, secondo me molto valida dunque, di 21st Century Schizoid Man dei King Crimson, ma suonata più lenta, quasi fosse un pezzo doom: il sax urla e i bassi raschiano il sottosuolo e fanno vibrare le pareti dello stomaco. La voce è ovviamente un rabbioso screaming perfettamente bilanciato con il resto dei suoni, ci va a nozze, e la sezione intermedia della canzone fa spiccare una cifra stilistica degna di band ben più blasonate. Di questa canzone esistono un'infinità di cover suonate da band più o meno famose (personalmente ricordo e apprezzo le versioni di Voivod, Ozzy Osbourne, Flower Travellin' Band, Entombed... ) ma questa finora è la mia preferita. Bravissimi! Peccato che non mi sono fatto prendere dalla tentazione e non ho comprato il vinile, ma per questo c'è ancora tempo...

YOB - Main Stage - 18.45 - 19.45


Degli Yob non ho foto, non ne ho scattata una perché mi hanno sdraiato con la loro psichedelia da acido e distorsioni al limite del comprensibile. Canzoni con strutture melodiche interessanti, tipico del doom psichedelico, lunghissime e con momenti catartici per tutti (sia per chi suona, che per chi ascolta). Molto appassionato il pubblico che però non mi sembra numerosissimo ma, considerato il genere, la "sottanza" in cui ti getta e il fatto che al Midi Theatre suonassero gli Earthless praticamente in contemporanea, forse era del tutto normale. Comunque mi sono piaciuti parecchio, ma come per gli Ancestors, ho avuto quella sensazione di noia, diciamo così, che non mi ha permesso di resistere a lungo in platea. Infatti dopo pochi minuti (una mezz'ora scarsa), sono partito alla volta del Midi Theatre da solo per andarmi a vedere gli Earthless. Gli altri mi avrebbero raggiunto a breve.


Earthless - Midi Theatre - 19.00 - 20.00

Anche agli Earthless non ho scattato una singola foto. Ero troppo preso dalla loro esibizione, ma forse iniziavo anche a sentire un po' di stanchezza unita ad una fame da cavernicolo; alla fine erano quasi 24 ore che non chiudevo occhio, se non quelle due orette scarse in auto dalle 3 alle 5 di mattina... ma per il Mètal questo ed altro ancora: nella mia testa per queste cose ho ancora diciott'anni... ma è il fisico che mi fotte! Ormai non è più abituato a questi ritmi e l'età che avanza si sente. Comunque dicevo? Ah, sì, Earthless... che gruppone!! Allora, per chi non li conosce sono la solita band di heavy rock psichedelico strumentale fra le tante che fa canzoni troppo lunghe. Ma chi li ascolta da un po', come me, e li apprezza, sa che non è così. Sanno unire sapientemente blues, psichedelia, heavy metal, rockandroll tradizionale con una tecnica invidiabile e una dose di umiltà e considerazione dell'opinione del pubblico che secondo me pochi gruppi oggigiorno possono vantare. Ringraziano, fanno inchini, mantengono un profilo basso da musicisti puri che suonano per vera e trascinante passione e non (solo) per spettacolo o per accaparrarsi le simpatie del pubblico; il loro genere non glielo consentirebbe in ogni caso, con dischi di 3 pezzi da 25 minuti l'uno è tutto un programma. Il sound è chiaro, cristallino; la pulizia dei passaggi è imbarazzante, sembra di ascoltare un loro disco... non sbagliano un colpo e la gente sotto palco è letteralmente impazzita di gioia. Anche ai miei due compagni di ventura è piaciuto molto il concerto degli Earthless ma non so ancora come si posiziona nella loro classifica personale. Io in quel momento della serata non lo so ancora, ma alla fine della 3 giorni si piazzano al 2° posto di tutti i gruppi visti al Road(s)burn. Ovviamente gli ho comprato 2 vinili (Rhythms From A Cosmic Sky e un EP con vinile colorato blu trasparente di cui ignoro il titolo, edizione limitata 300 copie) che si aggiungono al vinile del Live At Roadburn del 2008. Lo so, sono un ragazzino. Ma voi cos'avreste fatto?! Stronzi...
EYEHATEGOD - Main Stage - 20.10 - 21.10

























Dopo gli Earthless non c'è neanche il tempo di farsi un bòlasino, si hanno 10 minuti scarsi per correre al Main Stage dello 013 (il circuito principale) per andare a vedere uno dei gruppi grazie al quale e per colpa del quale io e la maggior parte dei coetanei appassionati di metal siamo creciuti così. Si tratta forse della band più controversa, estrema, autolesionista, pessimista ed eroinomane che sia mai apparsa nel Sud degli Stati Uniti e in tutto il genere definito Sludge. Hanno suonato tutti i pezzi più storici, tutti incazzati neri, sembrano dei pischelli di 25 anni e invece passano abbondantemente i 40, si sono schizzati in vena ettolitri di eroina, fumato quintali di erba e bevuto camion di whiskey, ma sono ancora lì: forti come una montagna, potenti come un terremoto, emozionanti come solo una band di sofferente sludge sa essere. Mike Williams è sofferente sul palco, ma non perché non ce la fa, piuttosto perché è nella parte, lui "sente" lo sludge e io soffro con e per lui. Jimmy Bower "Power" (batteria nei Corrosion Of Conformity e collaborazioni varie) è alla chitarra e io sono un bambino alle elementari che vede la figa per la prima volta... non che non l'abbia mai visto da vivo, Bower Power, è solo che non avevo mai visto gli EYEHATEGOD e quindi di conseguenza la formazione originale mi riporta a 20 anni fa... lacrime e sorrisi, gioia e dolore, sangue e merda...

Onestamente, dopo gli EHG visti a valle degli Earthless che hanno seguìto gli Yob che erano dopo gli Shining, avevo una gayna superdotata che andava in qualche modo smorzata o soffocata... sennò rischiavo di farmi una sega in corridoio tra la Green Room e la Bat Cave. Quindi saluto gli altri due che si andavano a vedere gli Enslaved, che a me non interessano; decido infatti di riposarmi un po' con il finale dei Mouth Of The Architect in Green Room (in programma tra le 20.45 e le 21.45) e il soundcheck di Monarch, sempre in Green Room dalle 22.15 alle 23.15. Mi è sembrata una band di pseudo black metal sperimentale e molto psichedelico, con una cantante donna che più che cantare mi sembrava boccheggiare... mi han fatto cagare e un po' di gayna me l'hanno smorzata. Vado però lo stesso al Grass Company a procurarmi del prodotto da noi illegale e fumarmelo con gran piacere e gioia nel cuore mentre torno verso lo 013, poichè di lì a qualche minuto avrebbero suonato uno dei miei gruppi preferiti di sempre, i GOATSNAKE!

GOATSNAKE - Main Stage - 23.15 - 00.30

Dei Goatsnake non ho scattato una cazzo di foto perché ero stonatissimo, sarebbero venute tutte male e poi ero deciso a seguirmi bene il concerto perché le loro canzoni mi sono sempre piaciute, tutte. Mister Greg Anderson suonava una chitarra con una distorsione tale da sembrare una turbina di un aereo amplificata da un Sunn Amp sparato a 11 su una scala di 10, oppure una grossa presa per il culo perché copriva un sacco di altra roba. La voce, perfetta e limpida, di Pete Stahl invece spicca chiaramente e si sente molto bene. Lui è felicissimo, padrone del palco, e vestito in un modo che non c'entra un cazzo con niente, nè coll'ambiente di cui fa parte (e di cui ha fatto parte della storia), nè con la musica che suonano i Goatsnake (una voce pulita e limpida, intonata e potente, nel doom americano?! naa... e invece ci è sempre stata alla grande!). Si presenta con pantaloni larghi e comodi, di un marrone scuro, maglia girocollo e giubbotto in pelle marrone tipo Schott, e scarpe in tinta, berretto tipo scoppola sul cranio pelato. Mi pare avesse anche degli occhiali da sole ma non ci giurerei... Comunque suonano tutto ciò che il pubblico conosce maggiormente: Innocent, Mower, Easy Greasy, Prayer For A Dying, Flower Of Disease, El Coyote, A Truckload Of Mama's Muffins... tutti suonati alla stragrande, cantati benissimo e il pubblico in visibilio ha salutato quasi commosso. Io ero davvero appezzi, le 2 ore scarse di sonno ormai mi avevano afferrato per il cervello che non ragionava più, e a stento mi sono reso conto che ormai la serata stava per finire... Ci sarebbero stati altri due gruppi che m'interessava di vedere. Uno era Firebird, però visti al Magnolia mesi fa e quindi ricordo ancora fresco, e poi non è che mi facciano impazzire. L'altro Samsara Blues Experiment, mai sentiti prima e quindi molto propenso a vederli. Ma anche gli altri erano distrutti e qualche ora di sonno ci avrebbe certamente fornito quella carica necessaria ad affrontare il giorno successivo che, apparentemente sembrava faticoso, ma invece poi...

mercoledì 21 aprile 2010

ROADBURN FESTIVAL 2010 - DAY ONE

ROADBURN 2010
Chi si spara il Roadburn Festival per la prima volta vive un'esperienza simile a quella di un bambino delle elementari che viene portato in gita fuori città: indimenticabile (almeno per me, sono indimenticabili entrambe le esperienze). Io ho appunto visto il Roadburn per la prima volta. Non è detto che sia l'ultima ma non so ancora quando sarà la prossima.
La sera prima, serata MacelloMagnolia con la cricca di SoloMacello, si vedono i Karma To Burn al Magnolia che poi suoneranno anche al Roadburn. Finito il concerto SoloMacello mette un po' di musica e poi si va verso Orio al Serio in uno stato sognante e un po' traballante per la stanchezza.

Parcheggiamo in un punto da cui è possibile raggiungere velocemente i gates e dopo averne acceso e fumato uno bello grosso, ci si addormenta sui sedili alla brutt'addio. Per me è facilissimo addormentarmi, ho una grande capacità di isolamento nel torpore cerebrale. Gli altri due faticano un po'... uno ha sete e non trova l'acqua (infatti ce l'ho io), l'altro invece si sveglia di soprassalto in una specie di flashback dal sonno: aveva gli svarioni e non riusciva a restare addormentato (questa non l'avevo mai sentita ma mi è sembrata credibile).

La mattina, o meglio due ore dopo, ci si sveglia come ci fosse passato sopra un camion di sabbia, facendo anche retromarcia. Siamo LEGGERMENTE assonnati ma sappiamo che il Roadburn è sempre più vicino e che le possibilità saranno infinite; non sappiamo ancora ovviamente nulla di quanto sta per accadere nel resto dell'Europa e del mondo intero quindi siamo tranquilli, sereni e spensierati appunto come dei bambini che vanno in gita: pronti a divertirsi!
Il volo è ovviamente zeppo di giovani intraprendenti che puntano verso l'Olanda. In questo periodo dell'anno forse Eindhoven registra più ingressi di Schipol Amsterdam proprio per via del Roadburn, ma non sono le statistiche aeroportuali ad interessarci. Perlomeno T. è più interessato (ma farei meglio a scrivere disturbato, o distratto, interferito) dalla voce sgradevole e insistente di un idiota seduto davanti a lui che non solo non sta zitto un secondo e parla ad alta voce ma dice e racconta cose senza senso, frivole e sceme. Mi sa che era la prima volta che prendeva l'aereo. L. invece sembra più interessato dalla tipa che gli siede di fianco, una bella biondina... non gli ho mai chiesto spiegazioni perché l'ho dimenticata appena ho chiuso gli occhi per dormire.

Atterraggio: ovvii e sprecati gli applausi dei passeggeri italiani, com'è ovvia la voce dello stronzo scemo che commenta ogni cosa, anche il vento che soffia da nord e s'insinua gelido sotto le magliette forse troppo leggere. Noi non ci facciamo intimorire di certo, siamo dei metallari e anche se io sono un po' sottopeso, il freddo a queste condizioni non mi tange minimamente. Ma ho fame, e un sonno devastante.

Ci rechiamo verso i bus, ne pigliamo uno che va in centro e poi ci dirigiamo verso l'albergo a piedi. Sembra una bella giornata, c'è un bel fresco nordico temperato dal sole caldo ma all'ombra le mie braccia sembrano pelle di gallina, con puntini minuscoli che indicano che il mio fisico non è abituato alle primavere del nord Europa. Intanto comincio a guardarmi attorno con gli occhi da sveglio, e mi accorgo che la città non mi piace per niente. Pulita è pulita, ordinata lo è di certo; ma c'è qualcosa che me la fa sembrare finta, preconfezionata, costruita un po' troppo a tavolino con le sue casette a schiera tutte uguali con giardinetti identici dalle piante di forme somiglianti e dai colori però sgargianti e allegri. Tutto il resto è marrone (tetti spioventi delle case), marroncino o rosso terracotta (i mattoncini dei muri delle case), grigio o bianco (i telai delle finestre, grandissime per attirare tanta luce, e di alcune case in legno), blu intenso (il cielo), verde e un'infinità di colori (i prati e i giardini costellati di fiori e bulbi dalle tonalità accese e intense)... Ma mi fa cacare lo stesso, mi spiace; io sono per città come Barcellona, Milano, Roma, Parigi, Madrid, Amsterdam... Posti che hanno qualche angolo sporco, vissuto, qualche pisciata sui muri, mozziconi di sigaretta in un vaso. Sbadatezze, distrazioni o maleducazioni umane che rendono vive le nostre città.

Dopo queste considerazioni DAVVERO utili - che comunque mi sembra di aver tenuto per me, non ricordo... -, finalmente arriviamo alla stazione dei treni di Eindhoven, da cui a piedi raggiungiamo facilmente il nostro albergo. Si trova in una zona decentrata ma comunque vicinissima al centro, un po' come se io affittassi una stanza sui Navigli di Milano: in centro ci arrivi in 5 minuti a piedi. Solo che lì devi stare attento alle biciclette, come ad Amsterdam, e alle gnocche che bevono birra mentre vanno in bici in minigonna e contromano ("la donna perfetta" - cit.) e ai negri biruotati.
Chiediamo della stanza, soprattutto se è possibile fare un early check in e avere la stanza prima delle 3, visto che il Roadburn inizia alle 4.30 e prima vorremmo riprenderci un attimo, per non pagare lo scotto di arrivare a sera tardi in stato frantumato e non capire un cazzo di quello che succede sul palco. Che poi alla fine accadrà esattamente questo (non capiremo un cazzo), ma noi non lo sappiamo ancora; o almeno, io non lo so ancora...

Ovviamente (ce lo aspettavamo) la stanza a quell'ora non ce la possono dare: le teste di cazzo che la occupano non si sono ancora sciolte dai coglioni. Potremmo scioglierli noi nell'acido e liberare la stanza, disinfettandola anche, ma è troppo laborioso quindi decidiamo di farci un giro per cercare di mangiare qualcosa e poi tornare in stanza. Infatti finalmente alle 2 decidono che è il caso di darcela, visto che i vegliardi occupanti si sono levati di torno.

Dopo una doccia davvero rapida in cui mi lesso un piede 'che non m'aspettavo un'acqua a temperatura ustionante raggiunta in appena un paio di secondi, ci prepariamo e andiamo in stazione per raggiungere Tilburg e prendere posto all'evento musicale (per noi) dell'anno.

A QUESTO PUNTO IL ROADBURN FESTIVAL 2010 HA UFFICIALMENTE INIZIO!

Tilburg è molto carina, meglio di Eindhoven e il fatto che ci sia il Roadburn credo aiuti, ma a me sembra migliore. Dalla stazione 5 minuti a piedi e si raggiunge, nell'ordine:
1. The Grass Company dove si fanno ottimi acquisti che da noi sono illegali
2. Il palazzetto dove si tiene il Roadburn
3. La Gayna Totale
Infatti il programma che ci viene consegnato è tutto un programma


Primo gruppo è sul Main Stage, dove ci posizioniamo comodi in platea, nella parte alta del teatro.

KYLESA - Main Stage











Secondo gruppo che ci spariamo in direttissima nemmeno il tempo di pisciare

ANCESTORS - Green Room











Però ora mi son rotto il cazzo di scrivere... riprendo a breve...

lunedì 12 aprile 2010

-3

SIENA ROOT - Kaleidoscope
Etichetta: Nasoni Records
Anno: 2006
Luogo: Stoccolma (Svezia)
Genere: heavy rock psichedelico
Se ti piace: Southfork, Graveyard, Grand Magus, Spiritual Beggars...




Scndl

WWW

A tre giorni dal fottuto Roadburn in Olanda, ascolto solo band di heavy rock psichedelico. Oggi mi ha stupito e colpito questa: Siena Root. Per due motivi; il primo il nome: che cazzo avrà da chiamarsi, una band svedese, col nome di una città italiana con cui Stoccolma non ha niente a che fare se non l'iniziale della parola? Due: il genere è smaccatamente anni '70, una copia elegante e groovy dei Led Zeppelin e dei Deep Purple, con meno fronzoli e più fraseggi, più giri blues e begli assoli. Anzi mi ha colpito un'altra cosa: cantante sconosciuta, voce incredibile e presenza interessante (vedere il video al Roadburn nel 2007 o il live del Blues 276 a Rockpalast, miscredenti).

Video live al Roadburn 2007

Live at Rockpalast, Blues 276