ROADBURN FESTIVAL 2010 - DAY ONE CONTINUED
... quindi dove ero rimasto?
Nonostante su disco mi piacciano, e dal vivo alla fine non li considero negativamente, me ne sono andato dopo 20 minuti, cioè dopo un pezzo e mezzo...
Subito dopo, sul main stage avrebbe suonato la mitica, la divina, la glaciale: Jarboe (" a'ndo stà??!" - cit.). Però francamente, con tutta la green happiness che avevo in corpo, andarmi a far prendere male da uno spettacolo di Jarboe non è che m'andasse proprio a genio... e quindi con gli amici siamo andati al Midi Theatre a vedere un gruppo che mi è rimasto impresso in modo indelebile. All'inizio non sapevo manco chi fossero se non che hanno lo stesso nome di un gruppo svedese di black metal di qualche anno fa; si chiamano Shining, come la luccicanza di Stephen King ripresa da Stanley Kubrick, però più folli, più contorti e certamente più brillanti.
Degli Yob non ho foto, non ne ho scattata una perché mi hanno sdraiato con la loro psichedelia da acido e distorsioni al limite del comprensibile. Canzoni con strutture melodiche interessanti, tipico del doom psichedelico, lunghissime e con momenti catartici per tutti (sia per chi suona, che per chi ascolta). Molto appassionato il pubblico che però non mi sembra numerosissimo ma, considerato il genere, la "sottanza" in cui ti getta e il fatto che al Midi Theatre suonassero gli Earthless praticamente in contemporanea, forse era del tutto normale. Comunque mi sono piaciuti parecchio, ma come per gli Ancestors, ho avuto quella sensazione di noia, diciamo così, che non mi ha permesso di resistere a lungo in platea. Infatti dopo pochi minuti (una mezz'ora scarsa), sono partito alla volta del Midi Theatre da solo per andarmi a vedere gli Earthless. Gli altri mi avrebbero raggiunto a breve.
Earthless - Midi Theatre - 19.00 - 20.00
Dopo gli Earthless non c'è neanche il tempo di farsi un bòlasino, si hanno 10 minuti scarsi per correre al Main Stage dello 013 (il circuito principale) per andare a vedere uno dei gruppi grazie al quale e per colpa del quale io e la maggior parte dei coetanei appassionati di metal siamo creciuti così. Si tratta forse della band più controversa, estrema, autolesionista, pessimista ed eroinomane che sia mai apparsa nel Sud degli Stati Uniti e in tutto il genere definito Sludge. Hanno suonato tutti i pezzi più storici, tutti incazzati neri, sembrano dei pischelli di 25 anni e invece passano abbondantemente i 40, si sono schizzati in vena ettolitri di eroina, fumato quintali di erba e bevuto camion di whiskey, ma sono ancora lì: forti come una montagna, potenti come un terremoto, emozionanti come solo una band di sofferente sludge sa essere. Mike Williams è sofferente sul palco, ma non perché non ce la fa, piuttosto perché è nella parte, lui "sente" lo sludge e io soffro con e per lui. Jimmy Bower "Power" (batteria nei Corrosion Of Conformity e collaborazioni varie) è alla chitarra e io sono un bambino alle elementari che vede la figa per la prima volta... non che non l'abbia mai visto da vivo, Bower Power, è solo che non avevo mai visto gli EYEHATEGOD e quindi di conseguenza la formazione originale mi riporta a 20 anni fa... lacrime e sorrisi, gioia e dolore, sangue e merda...
Onestamente, dopo gli EHG visti a valle degli Earthless che hanno seguìto gli Yob che erano dopo gli Shining, avevo una gayna superdotata che andava in qualche modo smorzata o soffocata... sennò rischiavo di farmi una sega in corridoio tra la Green Room e la Bat Cave. Quindi saluto gli altri due che si andavano a vedere gli Enslaved, che a me non interessano; decido infatti di riposarmi un po' con il finale dei Mouth Of The Architect in Green Room (in programma tra le 20.45 e le 21.45) e il soundcheck di Monarch, sempre in Green Room dalle 22.15 alle 23.15. Mi è sembrata una band di pseudo black metal sperimentale e molto psichedelico, con una cantante donna che più che cantare mi sembrava boccheggiare... mi han fatto cagare e un po' di gayna me l'hanno smorzata. Vado però lo stesso al Grass Company a procurarmi del prodotto da noi illegale e fumarmelo con gran piacere e gioia nel cuore mentre torno verso lo 013, poichè di lì a qualche minuto avrebbero suonato uno dei miei gruppi preferiti di sempre, i GOATSNAKE!
GOATSNAKE - Main Stage - 23.15 - 00.30
Dei Goatsnake non ho scattato una cazzo di foto perché ero stonatissimo, sarebbero venute tutte male e poi ero deciso a seguirmi bene il concerto perché le loro canzoni mi sono sempre piaciute, tutte. Mister Greg Anderson suonava una chitarra con una distorsione tale da sembrare una turbina di un aereo amplificata da un Sunn Amp sparato a 11 su una scala di 10, oppure una grossa presa per il culo perché copriva un sacco di altra roba. La voce, perfetta e limpida, di Pete Stahl invece spicca chiaramente e si sente molto bene. Lui è felicissimo, padrone del palco, e vestito in un modo che non c'entra un cazzo con niente, nè coll'ambiente di cui fa parte (e di cui ha fatto parte della storia), nè con la musica che suonano i Goatsnake (una voce pulita e limpida, intonata e potente, nel doom americano?! naa... e invece ci è sempre stata alla grande!). Si presenta con pantaloni larghi e comodi, di un marrone scuro, maglia girocollo e giubbotto in pelle marrone tipo Schott, e scarpe in tinta, berretto tipo scoppola sul cranio pelato. Mi pare avesse anche degli occhiali da sole ma non ci giurerei... Comunque suonano tutto ciò che il pubblico conosce maggiormente: Innocent, Mower, Easy Greasy, Prayer For A Dying, Flower Of Disease, El Coyote, A Truckload Of Mama's Muffins... tutti suonati alla stragrande, cantati benissimo e il pubblico in visibilio ha salutato quasi commosso. Io ero davvero appezzi, le 2 ore scarse di sonno ormai mi avevano afferrato per il cervello che non ragionava più, e a stento mi sono reso conto che ormai la serata stava per finire... Ci sarebbero stati altri due gruppi che m'interessava di vedere. Uno era Firebird, però visti al Magnolia mesi fa e quindi ricordo ancora fresco, e poi non è che mi facciano impazzire. L'altro Samsara Blues Experiment, mai sentiti prima e quindi molto propenso a vederli. Ma anche gli altri erano distrutti e qualche ora di sonno ci avrebbe certamente fornito quella carica necessaria ad affrontare il giorno successivo che, apparentemente sembrava faticoso, ma invece poi...
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