mercoledì 20 settembre 2006

IL CANE CHE SI MORDE LA CODA

La "spia" George Clooney ci prova sempre.
Ha fatto la spia in The Peacemaker di Mimi Leder, con Nicole Kidman, nel 1997, e aveva come "progetto di lavoro" la Bosnia.
Lo ha fatto ancora nel suo Confessioni Di Una Mente Pericolosa (2002) in cui impersonava il mandante di un sicario-televisionista.
Lo fa di nuovo in Syriana (Stephen Gaghan, sceneggiatore di Traffic), oggi. E convince ancora una volta.

Syriana è nato da un'autobiografia, See No Evil di Robert Baer. Tradotto in Italia come La Disfatta Della CIA, il libro è propedeutico alla comprensione dell'intricata storia del film, peraltro vera.

Premetto che di tutto il filone post-11/9, questo è il film che è riuscito a darmi più di altri il senso di oppressione che qualcosa di troppo grosso per noi "comuni mortali" sta accadendo nel mondo. Forse qualcosa di troppo grosso per tutti quanti.

Ingrassato per l'occasione e con la barba lunga, impersona un agente segreto della C.I.A. impegnato in "affari" con il mondo mediorientale.
La storia non è per niente nuova e affatto banale; secondo contratti vecchi di decine d'anni, gli Stati Uniti e l'Europa gestiscono traffici legati all'oro nero (il petrolio) e all'unico dio comune a tutti gli uomini (i soldi). In questo immenso e sporco impero, scivoloso come unto dall'olio, l'agente Clooney è alla ricerca di missili dati ai guerriglieri afghani per poterli usare contro i sovietici. Nello scenario in cui gli USA aprono i confini della Bosnia all'integralismo islamico, l'agente della CIA si trova di fronte ad una ri-colonizzazione dell'Asia Minore (Syriana, appunto), poco accettata dai "residenti" i quali minacciano gli interessi petroliferi americani proprio con i missili che la CIA sta cercando. Un consulente finanziario americano residente in Svizzera (Matt Damon) è assitente personale del principe afghano e cerca di aiutarlo a risollevare le sorti del suo Paese semplicemente aprendo le porte al commercio petrolifero vero la Cina, ma un grosso imprenditore del petrolio si mette in mezzo e in un certo modo inganna e minaccia il re contrattando con un potente sceicco e chiudendo gli sbocchi verso la Cina e facendo precipitare la situazione addirittura "guidando" il sovrano, facendolo abdicare in favore del figlio minore, molto più propenso a seguire le ragioni economiche e politiche, che sociali. Nello stesso scenario, un pakistano operaio in un posso petrolifero perde il posto di lavoro; disperato, cerca conforto e salvezza nell'integralismo islamico, viene accettato in una scuola e diventa terrorista: si fa saltare in aria contro una nave americana proprio con uno dei missili che l'agente della CIA sta cercando di ritrovare...
Ovviamente la CIA insabbia tutto, l'unico colpevole è l'agente che "si è fatto beccare" e i cattivi stanno sempre dall'altra parte.
Il finale è europeo al 100%, realistico, inquietante e incredibile allo stesso tempo.

martedì 12 settembre 2006

EI FU

Sera, le 8. Appuntamento in P.zle Susa, bordello a non finire, un'auto sopra l'altra ma riesco a trovare il posteggio (ovviamente dalla parte opposta di dove mi sarebbe stato utile). Non c'è ancora nessuno. Sta per piovere. Mi faccio un aperitivo (con le patatine e dei crostini insipidi) a base di (2) Corona&Lime e becco lui che mi dice "oh bella! ma sono già tutti dentro!!". Il posto è una trattoria/osteria ignorante come poche, il gestore un vero uomo duro come pochi ne ho visti, uno che tratta tutti quanti allo stesso modo (di merda ma con eleganza, è possibile? No. Di merda e a calci in culo? Può essere. Di sicuro quando ti tira il culo non sta giocando). Ma si mangia bene e si spende un cazzo, roba che con 10-13 euro mangi da saziarti un pochino e bevi come uno che non ha mai visto un bicchiere di vino in tavola. Ce ne facciamo parecchi (di bicchieri), io mangio veloce un piatto di gnocchi al ragù e delle sardine alla griglia e poi dorate. E si finisce fuori a far macello, a gridare a persone che sono a 20cm da noi. Non perché non ci sentono, ma siamo talmente stonati che vogliamo essere sicuri che quello che diciamo sia proprio quello che vogliamo dire. Si continua a grassi e informi "cosi" che si fumano e danno allegria (o appannano il cervello, a seconda di chi sei) e birra. Tanto per darsi un tono, come direbbe qualcuno che era lì con noi. Solo che poi io ad una certa me ne sono andato, la mattina avevo la sveglia presto. E' finita, mi hanno detto il giorno dopo, con uno dei nostri che ha sboccato nell'auto di un fighetto che era lì a fare non si sa cosa (e non capiva manco un cazzo di quello che gli si raccontava). Il bello è che era con la ragazza, tutta in tiro e strapettinata da uscita da venerdì sera. "Te lo dò io il passaggio, non ti preoccupare". Ecco. Così impari a fare il gentile senza sapere che cazzo stai per fare.

Sabato. Ore 12.20. Sempre la stessa brutta gente di Venerdì sera. Si va verso Pavia, QUI, posto rustico ma ben gestito: il vino si beve nelle tazze e non nei bicchieri, sintomo di grande ignoranza mista ad autentico amore per la semplicità delle cose. Si comincia tranquilli e si ordina una caraffa di vino dell'oltrepò pavese da 1L. In sei, finisce subito. Antipasti tipici: nervetti e fagioli (ottimi!), cipolle rosse à la julienne con pepe rosso a grani grossi, fagioli con capperi e acciughe, affettati misti del luogo c/lardo da sborrata, insomma roba seria mica pizza&fichi. E il vino fa la sua porca figura. I primi si fanno aspettare parecchio (ogni tanto le cameriere spariscono per mooolto tempo) ma quando arrivano le tagliatelle e il risotto (non mi ricordo con cosa, il risotto mi pare coi funghi) capiamo che l'attesa n'è valsa la pena. Tra il primo e il secondo ci sta un intermezzo che mette allegria. Si scappa fuori per un momento, ma giusto mentre si sta preparando l'anticamera per la contentezza ci chiamano per il secondo, e vabbè. Carne (di manzo, forse?) in straccetti su un letto di lattuga con patate al forno e verdure grigliate. Potevano fare di meglio, ma non stiamo troppo a pensarci su. Sparisce anche la carnazza. Allora ecco il momento dell'allegria, si corre fuori, ci si rilassa un attimo, si fa finta di digerire, di darci una sistemata (ormai tanto nell'agriturismo ci siamo solo noi) e poi si rientra per il dolce: torta al cioccolato (e pinoli mi pare) e crostata di marmellata di more con sciroppo di cannella sparso in giro per il piatto. Fantastico. Paghiamo, e tutti fuori per il coup de grace. Ci si diverte un po', si fa i cretini, i seri, e poi decidiamo che è ora di avviarci verso casa. Chi dorme in auto per riprendersi dalla stonata doppia Venerdì-Sabato con nemmeno 12 ore di ripresa, chi chiacchiera e ascolta musica devastante, questo, questo e questo. Roba da non tornare più.

Le nostre strade si dividono (per la verità si dividono varie volte dato che il sottoscritto sbaglia strada due volte nonostante stia seguendo l'auto davanti) e mi ritrovo ad una cena in provincia di Novara a casa di amici, dove si finisce a bere altro vino e cenare c/roba-buona. Gli altri a tirare il culo ad uno davvero furbo e talmente figo che non riesce a scoparsi una donna nemmeno se quest'ultima gliela strofina in faccia. Ma che mondo di merda.

"L'oscurità mi avvolse"